Piccoli cambiamenti nel titolo della consueta rubrica World Wine Web di metà settimana, un veloce indice non esauriente degli argomenti trattati. Quindi, vediamo come la geologia, i prezzi del vino e le pratiche di e-commerce abbiano qualche attinenza con il mondo del vino

 

Vino e Geologia

Iniziamo con un articolo di Jancis Robinson, pubblicato originalmente sul Financial Times. La signora del wine-blogging si pone una annosa questione, ossia perché vini diversi abbiano gusti e profumi diversi. La domanda non è affatto banale, a mio avviso, se vogliamo porla in modo scientifico usando la geologia. Da alcuni studi, citati nell’articolo, sembra non ci sia correlazione, o sia molto debole, tra la composizione del terreno e le proprietà organolettiche del vino stesso, almeno quelle che provengono dai normali sensi umani durante una degustazione. Un degustatore non è uno scienziato, dice la Robinson, quindi può dare solo indicazioni qualitative ed usa delle analogie con il regno vegetale, animale o minerale, per richiamare le proprietà del vino stesso. Dai buchi nel terreno quindi, si passerà all’analisi della microfauna presente, per poi scoprire che molti vini, nati in terreni diversi, sembrano molto simili. Noi comunque continuiamo a preferire una certa poesia, agganci letterari e visuali, per parlare di vino.  

Il vino falso

Quanto vale il vino finto, o falso che sia? Secondo alcune fonti, sono oltre 700 milioni di dollari che ruotano attorno a vini smaccatamente finti, come un Chianti prodotto negli USA o un Valpolicella prodotto in Australia, magari tramite wine-kit fatti in casa. Dopo averci dato la notizia che l’Italia ha firmato un accordo con eBay per togliere dalle loro liste vini che tali non sono, Donatella Cinelli Colombini ci informa, orgogliosamente, che anche la DOC Orcia si è dotata di un esperto, insieme alla DOC Cortona, che avrà il compito di viaggiare tra supermercati ed aste online alla scoperta dei falsi. Si aprono le porte ad una nuova professione?

Il business del vino in Cina

Tutti vogliono andare in Cina a fare business, ma come può fare il produttore italiano a far conoscere il suo vino tramite il proprio sito, nel paese della Grande Muraglia? Classico articolo di TechInAsia che spiega, in quattro punti semplici semplici, come impostare la propria pagina web per catturare l’attenzione del ristoratore di Pechino o dell’enoteca di GuangZhou o dell’espositore di Shangai. Naturalmente la prima cosa da fare è tradurre il proprio sito e le schede tecniche del vino in cinese semplificato, così che possa essere letto comodamente dagli investitori di laggiù. Vi servono traduzioni? Bene, non avete che da cliccare sul banner qui di fianco.

 

Quanto costa una bottiglia di vino?

Il prezzo del vino è sempre un argomento appassionante: è troppo tanto, è troppo poco, è troppo medio. Insomma, non se ne esce più. Ci pensa allora, non certo originalmente, Laura Burgess su VinePair, con una immagine piuttosto esplicativa. Si capisce anche, per chi non lo sapesse già, che il sistema di distribuzione del vino negli USA è piuttosto arzigogolato e questo fa aumentare notevolmente i costi. Che ovviamente si ribaltano sul consumatore.  

I cinesi, le riviste e Bordeaux

Finiamo ancora con la Cina, per dirvi che è nata una nuova rivista enologica pubblicata dalla prima Master of Wine cinese, Jeannie Choo Lee; la rivista si chiama Le Pan ed è naturalmente dedicata al vino francese di Bordeaux, regione che ormai ha in Cina il proprio naturale mercato. O forse sono i cinesi ad avere in mano il mercato vinicolo bordolese, visto che ormai possiedono più di un centinaio di chateau. Non importa la qualità, i cinesi ormai non comprano più il vino, ma direttamente il territorio.

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