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Tre strategie per il vino italiano in Cina

vino italiano in cina

Il mercato del vino in Cina è stato fin da subito appannaggio della Francia, che è riuscita a vendere bene il proprio prodotto e la propria immagine. Sarebbe stato bello se al secondo posto avessimo trovato il vino italiano, ma non è così. Arriviamo dopo Australia, Cile e Spagna, quindi solo alla quinta riga di questa classifica. 

Chiaroscuri del vino italiano in Cina

È pur vero che Changyu Pioneer ha acquistato svariate cantine proprio in Francia, Spagna e Cile, creando così un canale preferenziale.

E sebbene la Francia nel 2017 non abbia incrementato di molto le proprie esportazioni verso la Cina, l’Italia è cresciuta meno dei suoi concorrenti.

Il mercato del vino in Cina vede diversi attori, e la partita si gioca in particolare sulla tassazione e sui dazi in ingresso.

In realtà l’interesse della Cina per il vino italiano sta aumentando, lo dimostra la visita in Toscana di Sun Yongjian, presidente di ShenYang Mengze, leader nella distribuzione di vini in Cina e collegata all’azienda australiana Penfolds.

Nel settore agroalimentare, l’export con la Cina è fortemente trainato dal vino, rappresenta circa un terzo del fatturato con oltre 120 milioni di €; l’accelerazione è dovuta a due fattori fondamentali: la capacità di marketing del settore vinicolo italiano e i cambiamenti del gusto dei consumatori cinesi.

Abbinamento difficile per il cibo cinese

Il cibo cinese è sempre stato complesso da abbinare: l’insieme di gusti dolci, salati e speziati delle loro pietanze ha trovato quasi esclusivamente nelle bollicine il giusto abbinamento. Adesso invece che formaggi e salumi hanno iniziato ad essere apprezzati anche in Cina, diventa meno complicato proporre i vini italiani agli importatori cinesi.

Il consumatore cinese in genere preferisce i vini rossi, uno dei motivi principali per il successo dei vini bordolesi, carichi e fruttati; tra quelli italiani Amarone della Valpolicella e Chianti sono tra i più apprezzati e conosciuti.

3 Strategie per il vino italiano in Cina

Sono tre gli ambiti in cui il marketing del vino italiano in Cina potrebbe lavorare:

  1. Individuazione del target: in un paese di oltre un miliardo di abitanti la strategia di marketing non può essere troppo delicata, è importante individuare con esattezza il target di riferimento. Le app per il vino e per il turismo, e l’accesso ai dati di acquisto dei clienti, possono offrire una mole di informazioni davvero ricca; è una strategia che guarda a lungo termine, anche per le note rigidità del sistema informatico cinese, ma lavorare per entrare in questi canali può dare grandi risultati.
  2. Enoturismo: I cinesi viaggiano sempre di più, e sono interessati e curiosi riguardo la nostra storia e la nostra geografia, come accade a noi quando facciamo un viaggio in Oriente. Questa è un’ottima leva per aumentare l’interesse verso il vino italiano, praticamente non esiste piccolo borgo che non faccia parte di una denominazione d’origine. Questo significa facilitare il commercio online del vino e del cibo italiani: Internet fa parte delle infrastrutture così come i treni e le navi. Non è un fattore da dimenticare
  3. Storytelling: Parola ormai abusata e polverosa, ma il turista cinese ha desiderio di conoscere le storie quotidiane che ruotano attorno alle persone che fanno vino e non solo. Legare la propria storia a quella del territorio, unire musei e cantine, enoteche e librerie, geologia e terroir (concetto praticamente sconosciuto ai cinesi), è un’arma potente per migliorare la nostra posizione nel mercato della Cina. Sempre che riusciamo a mettere da parte le nostre gelosie ed invidie interne.

La visita di Sun Yongjian porterà stimoli al mercato del vino italiano in Cina, il lavoro da fare deve essere di qualità.

Photo by Aaron Greenwood on Unsplash

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