lagynosChe il titolo sia lievemente fuorviante, non c’è dubbio: il Lagynos non era certo un decanter come modernamente lo conosciamo, visto che nella Grecia antica, e per molti secoli ancora, non avevano l’abitudine di far affinare i vini. Né d’altra parte nell’antica Roma.
Sicuramente, però, è un interessante reperto che si può vedere in una esposizione situata all’interno di Winex a Firenze. Il locale è situato a due passi dal Duomo (e se vi interessa prenotare un buon albergo, guardate qui), ed i clienti dell’adiacente wine bar Little David possono accedervi gratuitamente. E non è un caso che a maggio si sia svolta proprio a Firenze la conferenza dei Masters of Wine.
Al suo interno vi sono svariati pezzi pregiati, circa 500, legati alla storia ed alla archeologia, del vino, alcuni prestati direttamente dal Museo Archeologico di Firenze.

L’oggetto che nel titolo ho chiamato decanter è in effetti un Lagynos, un’anfora che risale al II secolo a.C formata da un collo alto e stretto ed un corpo largo con un’ampia spalla e un’ansa verticale tra la spalla e il limite inferiore dell’orlo. Era usato durante i simposi, e ci indica che i Romani si intendevano di vino. Naturalmente, per gli standar di allora.

Un altro elemento degno di attenzione è il Kantharos, antenato dei moderno calici da vino e diffuso sia presso i popoli greci che tra gli Etruschi. Arriva da Poggio Buco (scavi Vaselli 1959, tomba A camera 2) e risale alla fine del VII secolo a.C.

L’anfora in esposizione è un manufatto in ceramica acroma con impasto più fine del normale, usata probabilmente per contenere un vino più pregiato di quello consumato nella quotidianeità. Risale al I secolo a.C.

Sono presenti anche numerose brocche, la più importante è sicuramente quella ritrovata durante gli scavi del 1985 in Piazza della Signoria e risalente al XIII secolo.

Una particolarità di questi oggetti è il materiale usato per la loro realizzazione, la ceramica acroma depurata. Questa ceramica era ottenuta filtrando attentamente l’argilla prima di cuocerla, così da essere adatta a contenere cibi e bevande; inoltre non veniva usato colore di copertura, ma semplicemente una tinta di protezione per aumentarne la resistenza ed impedirne le eventuali sbeccature.

 

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