ingressocereaLa disposizione logistica di ViniVeri  2013 a Cerea incide molto sulla piacevolezza delle degustazioni, l’open space è certo più gestibile per muoversi tra i banchi che non un insieme di sale dove bastano poche persone per far alzare la temperatura.

Se non ci fossero stati i tamburi sarebbe stata davvero perfetta.

Il primo assaggio a ViniVeri 2013 è stato da Stefano Papetti Ceroni per l’azienda De Fermo, lo chardonnay probabilmente è ancora troppo giovane ed esuberante, sebbene promettente, mentre il suo cerasuolo, sebbene ancora in moto, già si dimostra una gran bella bottiglia, profumi freschi e acidità di buon livello danno una grande soddisfazione sia a chi lo beve che giustamente a Stefano che ne parla con un grande orgoglio.

Visto che sono lì accanto, ancora un cerasuolo, quello di Praesidium, strutturato e profumato, freschezza che rimane a lungo nel palato, ed il Montepulciano d’Abruzzo come sempre fantastico, corpo di gran struttura sorretto da acidità di buon livello. Entrambi questi abruzzesi li incontrerò, e li riassaggerò, tra un mese a Navelli.

Passo a trovare un altro amico, Mlečnik, non c’è Valter ma lo sostituiscono ottimamente i duemlecnik figli Lea e Klemen, ormai due veterani delle fiere enologiche. Proprio Klemen mi spiega che il 2007 sarà l’ultima annata del loro chardonnay, che a causa delle temperature in aumento e della difficoltà di vinificazione inizia a non essere più quello dei primi anni. Peccato, il 2003 lo ricordo fantastico; imarrà solo una piccola parcella, a quanto pare. Poi i due merlot, il 2007 ed il 2008, ottimo il primo e con carattere, il secondo che fila via più liscio; anche Klemen è concorde a dire che questo è il solito problema che si pone di fronte al produttore di vino naturale, conciliare un vino difficile e la capacità di vendita. Entrambi meritano un secondo sorso, come sempre.

bretzMi avvicino poi al banco di Jorg Bretz, consigliato da Emanuele Giannone ma che purtroppo non è presente in vendita nell’enoteca interna.

Assaggio il Gruner Veltliner in due annate, la 2012 e la 2001; un po’ troppo morbidi entrambi per i miei gusti, sebbene la 2001 tenti di tirar fuori qualcosa che assomiglia alla freschezza. Gradevoli entrambi, ma non molto diversi tra loro nonostante gli undici anni di distanza. Mi ha invece stupito il Pinot Bianco 2011, esplosione di profumi di mela e di erba tagliata, nocciola; buona freschezza sulla lingua e morbidezza riempitiva, va giù fresco e rilassato, senza sussulti ma con una buona pulizia tecnica. Forse il legno è ancora troppo presente.

Schivando qualche tamburo mi sono diretto sicuro ai banchi dei produttori georgiani, scambiando facezie con Riccardo la Ginestra o con Guido Zampaglione, e decidendo prima di dare un po’ di riposo alle papille con una piastrella di lasagna vegetariana tutto sommato non male, e poi pronto per il pomeriggio in attesa della conferenza.

I prossimi post saranno dedicati al Syrah di Amerighi, alla degustazione di Campi di Fonterenza ed una fantastica verticale di Dolcetto di Dogliani di San Fereolo; appena avrò riordinato un po’ gli appunti, e fatto qualche ricerca, arriveranno anche le note sui vini georgiani.

Stay tuned, mi raccomando!

 

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