vino naturaleLe etichette dei prodotti, di qualunque prodotto, devono contenere informazioni la cui forma grafica e soprattutto il contenuto sono regolati da norme giuridiche.
In particolare per i prodotti alimentari deve essere riportato lo stabilimento dove sono prodotti, la quantità di materia prima contenuta (ad esempio nella marmellata, la quantità di frutta), la data di scadenza (importantissima), le proprietà nutrizionali. Nel vino ad esempio, tra le altre cose, è obbligatoria la scritta “Contiene solfiti”, quando questi sono superiori a 10 mg/litro.
Vino e miele, prodotti utilizzando un’unica tipologia di materia prima sono esentati dalla descrizione della composizione.
Se poi il prodotto rientra in un disciplinare, DOP o IGP, DOC o IGT, le etichette devono contenere il nome del disciplinare (ad esempio DOCG Brunello di Montalcino, Prosciutto di Parma DOP) in modo chiaro.
Esiste un ufficio, la Repressione Frodi, che è il nome comune con cui è noto il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela e qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, Dipartimento del MIPAAF, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, che si occupa di verificare che le norme a cui devono sottostare le etichette, tra l’altro, siano rispettate.

Cosa dovrebbe scrivere, si chiede su Facebook Paolo Carlo Ghislandi, proprietario de I Carpini e produttore tra l’altro di ottimi Timorasso, sulle sue etichette per far sapere al consumatore che il suo vino, non filtrato, facilmente conterrà residui solidi?
E soprattutto, come fare a far sapere allo stesso consumatore, tramite l’etichetta, che un vino con residui è più genuino di un altro?
Il thread sul network social ha dato modo ad altri produttori di dire la loro, tutti cercando di scrivere il meno possibile sulle proprie etichette proprio per non incorrere in spiacevoli e salate sanzioni da parte del Dipartimento Repressione Frodi.
Delle etichette sui vini, i produttori di vini naturali o assimilabili ne parlano ormai da parecchio.
Ad esempio, visto che la dicitura “Vino Naturale” non è consentita, anzi è sanzionabile, qualcuno vorrebbe che fossero elencati gli ingredienti aggiunti, dato che è possibile, e perfettamente lecito perché stabilito da una serie di decreti della UE, modificare il vino con l’aggiunta di sostanze chimiche.
Torniamo cioè al dibattito sui vini naturali che ogni tanto viene ripreso soprattutto dai detrattori di questo tipo di vini; una delle Previsioni di Robert Parker, postata su Twitter, ha iniziato il flame: ‘La truffa indefinita chiamata vini “naturali” o “autentici” verrà smascherata come frode (i vini più seri non contengono additivi)‘.
Bisogna dire che parecchie repliche a questo tweet sono state, se non proprio a favore dei vini naturali, certo contrarie al tono usato da RMPjr, come chi ha scritto che la maggior parte di ‘vini seri’ è condannata alla mediocrità, o chi si chiede ironicamente se questi siano più fraudolenti di certe denominazioni francesi (parla di AOC) dove si paga solo il brand, e cosÏ via.
Se fosse accaduto a qualche giornalista o blogger italiano, dopo un tweet di questo genere sarebbe sicuramente partita una querela; oltre oceano forse gli avvocati hanno altro da fare, e le repliche sono state affidate ai blog di Vinography e di Steve Heimoff.
Non contento, Robert Parker il 18 gennaio ha pubblicato, nella sua newsletter in abbonamento eRobertParker, un articolo in cui scrive che alcuni critici, non potendo competere con chi da 30 anni scrive ai massimi livelli sull’argomento, denigrano il lavoro degli altri e sostanzialmente afferma che chi sostiene i vini naturali sta implicitamente dicendo che tutti gli altri siano vini imbevibili.
Questo è quanto riporta Vinography, in ogni caso.
Capita anche che lo stesso Parker twitti di un vino, guarda un po’, naturale, a distanza di un paio di settimane.
Ora, è chiaro che in una etichetta non si possa scrivere Vino Naturale, perché questo non è contemplato dalla legge; è però vero che la definizione di Naturale viene usata in molti prodotti alimentari, dall’acqua alla cioccolata, almeno in pubblicità.

Nel vino questo invece non è possibile, e così il consumatore non può sapere, leggendo l’etichetta, se il vino che sta per comprare sia stato modificato con l’aggiunta di sostanze esterne o se invece sia completamente privo di chimica aggiunta (tranne magari un po’ di solforosa).
Alcune cose possono essere scritte in retroetichetta, naturalmente, ma il numero di consumatori che legge il dietro di una bottiglia è nettamente inferiore rispetto a quelli che si limitano a guardare la parte davanti.
I produttori che non usano prodotti chimici in addizione ai propri vini, quindi, non hanno alcuna possibilità di farlo presente in modo chiaro al consumatore occasionale, ed il termine Vino Naturale rischia di essere quasi una brutta parola.

Sono però sempre più dell’idea che innanzitutto i produttori di Vino Naturale dovranno presto dotarsi di un proprio disciplinare di produzione, accordandosi su livelli minimi e sistemi di controllo.
Senza questo strumento, con la legislazione oggi esistente e che rispecchia norme UE, si continuerà a non sapere se nel vino che stiamo bevendo siano o meno presenti additivi chimici.

2 pensiero su “Le etichette del vino naturale”
  1. Grazie Nicola. D’altra parte, devo aggiungere che l’appassionato di vini generalmente frequenta eventi e fiere (di qualunque genere, non solo di vini naturali, naturalmente), e sa riconoscere un vino naturale (anzi, un Vino Naturale) da tutto il resto. Spero che anche il non esperto possa iniziare a capire che il vino, come il cibo, dovrebbe meritare di più la nostra attenzione a quanto contiene.
    Grazie del tuo passaggio nelle Storie del Vino

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