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Antonio Galloni, prima di separarsi dall’Advocate e di rischiare la guerra degli avvocati, aveva parlato a Benvenuto Brunello di un 2008 “inconsistente, di struttura media” (avanzo l’ipotesi che dicendo inconsistente Galloni pensasse in realtà al lemma inglese inconsistent, intendendo con ciò irregolare, erratica e disomogenea) e contraddistinta da “vini da bere giovani, di approccio facile, probabilmente ideali per la ristorazione”.

Al tempo stesso, Galloni aveva fornito un parere molto interessante sulla Riserva: “Un discorso complicato. Ci sono solo un paio di Riserve che hanno la capacità di essere grandi vini. Non sono un fan delle Riserve”. Questo giudizio si accompagna ad altri apertamente critici verso molte Riserve in quanto informate al gusto internazionale. Tali argomentazioni vengono riprese ed estese, tra gli altri, da Armando Castagno, secondo il quale l’elevazione, spesso prolungata a caso o ad libitum, non sempre raffina, anzi più spesso poco aggiunge e molto toglie alla forza, alla spontanea e naturale irruenza del Brunello giovane.

Poco aggiunge, per soprammercato, a vini spesso uguali a quelli d’annata, non derivanti da vigne o selezioni particolari. A questo va aggiunto il prolungamento ex lege dell’affinamento in bottiglia, un fattore di rigidità e di costo che si risolve in oneri aggiuntivi per il produttore prima, per il compratore dopo. 

Tra i pareri diversi sulle anteprime presentate a Benvenuto Brunello, quello di Monica Larner, che si è detta entusiasta tout court della Riserva 2007, caratterizzata generalmente da “vini molto complessi, bilanciati in bocca e di grande emozione…”. Chi ha elogiato la 2008 vi ha letto un ritorno alla tradizione e all’espressione più veritiera del Brunello, da contrapporre alla 2007 per i motivi già indicati. L’irruenza giovanile dei tannini e l’acidità,  secondo questa versione, testimoniano di identità territoriale, tipicità e apprezzabile potenziale di invecchiamento.

Secondo Giancarlo Gariglio, per concludere, i condizionamenti climatici hanno esaltato la capacità dei produttori più avveduti – la loro sensibilità agronomica – di portare in cantina le uve migliori al momento più opportuno. 

 

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