sorgentedelvino2013_2Gli assaggi a Sorgente del Vino 2013 sono stati all’altezza delle aspettative.

I prosecchi di Costadilà sono vini di immediata bevibilità, caratteristica che nel prosecco deve essere la regola; il fondo conferisce profumi e sapori che nel 280 risultano più fruttati e lineari, nel 330 più aciduli e dal sapore croccante. 

Il rosato frizzante, da Marzemino, fa poche ore di macerazione che bastano per conferire un colore rosso pallido; anche qui, profumi fruttati e gusto fresco, grazie sia all’acidità che alla carbonica, danno l’idea del vino da bere in compagnia di buoni amici e di soppresse e formaggi. E’ un vino da bere, non da degustare.

Il rosso fermo, da Merlot e Refosco, viene prodotto credo per la prima volta da un piccolo vitigno su un’isolotto di fronte alla Croazia, ed il risultato è discretamente equilibrato, il Merlot riesce a dare quella morbidezza che il Refosco non ha, mentre quest’ultimo fornisce al vino una buona struttura.

Di Musto Carmelitano, azienda agricola della Lucania, ho apprezzato l’IGT Maschitano bianco, da Moscato; il naso è quello tipico di quest’uva, mentre al gusto sorprende per contrapposizione, con un palato di freschezza inusuale e soprattutto per un bel sale che rimane sulle labbra.

resize_trincheroAltra stanza, altra regione, Trinchero; entrambe le sua Barbera, la Superiore 2007, sincera e fruttata, con una buona spina acida, e la Vigna del Noce 2006, da vigneti di oltre 80 anni, giovane ed irruenta, tannini che stanno ancora incominciando a trovare una sistemazione ordinata, alta acidità di supporto, da riassaggiare tra qualche anno.

Il Runchet 2007, Freisa in purezza, è di una discreta complessità olfattiva, dai piccoli frutti rossi alla rosa, cannella appena accennata; in bocca i tannini si sentono maturi e fini, trasportati dall’acidità tipica del vitigno. Mi è piaciuto notevolmente.

Passo a trovare l’amico Raffaello Annichiarico, di Podere Veneri Vecchio, dove assaggio quasi tutta la sua produzione e come ogni volta rimango incantato all’assaggio del suo Tempo doporesize_podere Tempo 2009, da Grieco e Cerreto, naso di agrumi, di cedro, banana, erbaceo, legno affumicato. In bocca rimane morbido e riempitivo, mentre l’acidità fornisce una scossa alla lingua, un vino di struttura importante ma ugualmente da bevibilità immediata. 

Il rosso Perdersi e Ritrovarsi 2009 non poteva mancare, Aglianico e Piedirosso 30%; la pulizia olfattiva è come sempre da manuale, con rimandi di ciliegia e marasca, una gradevole speziatura che induce all’assaggio dove si ritrovano sia la freschezza che le note fruttate, il tutto per una gradevolezza di beva davvero speciale.

Stanza a fianco, ecco Elena e Paola Conti, di Cantine del Castello Conti, dove tra le altre cose riesco a mettere le labbra sui loro Boca spettacolari, il 2007 ed il 2003 1998.

I vini di Cantine del Castello Conti hanno il dono di farmi sorridere quando li bevo, nel senso che mi mettono allegria. 

Il Flores 2010, ad esempio, Nebbiolo in purezza senza alcuna aggiunta di solfiti, mantenuto e stabilizzato dalla sola solforosa che si sviluppa durante la fermentazione, un naso fresco e fruttato, così come il palato dove i tannini si muovono senza pesantezza alcuna.

Lo Zingara 2011, un assemblaggio di croatina all’85% e nebbiolo, a differenza del 2010 dove i due vitigni erano vinificati in parti uguali, e che solo per cavilli di disciplinare non può fregiarsi della DOC.

resize_contiQui si percepisce la speziatura ed una caramella dolce, la ciliegia e la rosa, profumi precisi e tipici; questa freschezza olfattiva si accompagna alla freschezza gustativa, una acidità ben portata che mantiene i tannini ad un buon grado di finezza, rendendo questo vino il più immediatamente bevibile dei quattro.

Poi, il Boca 2007, per nulla austero come si potrebbe immaginare, i profumi sono orientati oltre che al frutto anche alle spezie e ad una nota minerale lieve e delicata; in bocca si presenta con un velluto morbido che avvolge i tannini ben fatti, ma ancora giovani, e la solita freschezza acida che lo terrà vivo per molti anni ancora. Un finale lungo e ricordi di spezie e di minerale.

Infine il Boca 1998, maturità raggiunta e dimostrata da un bouquet ampio, da confettura di frutta rossa alle spezie, dalla nespola al cuoio, l’erba tagliata, la pietra minerale, il caffé. Una fiera enologica non è il modo migliore per apprezzare a pieno un vino di questa complessità. In bocca i tannini sono maturi e compatti, stemperati da freschezza acida e una leggera salatura che fanno terminare la degustazione con un palato riposato, profumato. 

Per questo dico che i vini delle Cantine del Castello Conti mi fanno sorridere, mi mettono allegria, mi danno piacevolezza. Anche il 1998, pur più maturo e complesso degli altri, non evita di essere un vino di grande bevibilità, da abbinare certamente a carni insaporite con erbe e funghi, ma che toglie anche la sete. E questa è una caratteristica che un gran vino dovrebbe sempre avere, come questo.

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