Nel quartiere di Kensington a Londra c’è la pasticceria Anges de Sucre che si definisce una bijoux boutique, una vera e propria gioielleria del pasticcino. Lo dicono chiaro e tondo, e dalle foto si vede ad occhio che alla cassa non ve la caverete con poco.

Sempre a Londra c’è una food blogger di nome Mehreen ed un blog dal titolo leggermente birichino, wrapyourlipsaroundthis.com, letteralmente ‘avvolgi le tue labbra attorno a questo’; ognuno è libero di dare il nome che vuole al proprio blog, per carità.

La #BloggerBlackmail saga la faccio breve, ma sappiate che al momento, con questo hashtag sono stati inviati più di 500 tweet.

La blogger invia una email alla pasticceria chiedendo se volessero farsi fare una recensione sul blog, e la titolare risponde che certo, ne sarebbero contenti. Sul blog della pasticceria (cosa? una pasticceria che ha anche un blog, robe strane si sentono vero?) la proprietaria spiega che la decisione di consentire la recensione è stata dettata non tanto dalla recensione stessa, quanto dall’aumento dei backlink in ottica SEO. Ancora, cosa? Una pasticcera che non solo ha un blog ma sa anche cosa sia un backlink e si preoccupa della SEO per il suo sito? Se non avete un blog per la vostra attività, non potete capire.

  Quando la blogger si reca in pasticceria il personale, avvisato dalla proprietaria Honcho Reshmi, le offre un paio di drink e qualche pasta, ma Mehreen chiede di avere, in cambio del prossimo post di recensione, tre scatole di paste assortite per un valore di £100. Lo staff, dopo una veloce telefonata con la signora Reshmi, le dice garbatamente che non è possibile, e che loro possono offrirle solo quanto le hanno già dato.   A questo punto la food-blogger è completamente indignata e, racconta nel suo blog, esce dal negozio dicendo che lei non è abituata a lavorare per quattro soldi e per fare un buon post impiega fino a 8 ore di lavoro e che “lei non sa chi sono io“. Dopo un’ora e mezza Mehreen ritorna in pasticceria, compra qualche pasticcino e poi torna a casa per scrivere la sua recensione su Instagram, ovviamente estremamente negativa. Bella la risposta della pasticceria, dove si spiega che a questo punto, avendo la blogger regolarmente acquistato le paste, aveva tutto il diritto di fare una recensione negativa. Vi lascio ai link che riportano la vicenda, se volete avere un racconto più dettagliato. 

Vorrei far notare un paio di cose.

La prima, i post a pagamento. Bene, si possono fare sempre che sia ben spiegato che si tratta, appunto, di uno sponsored post. Ed in ogni caso la credibilità di un post di questo genere normalmente non è molto alta, direi che chi legge ci crede al 50%. Però, se è scritto bene e senza troppe enfasi, il blogger ne esce generalmente piuttosto pulito, soprattutto se la densità di post sponsorizzati all’interno del blog non è alta.

Seconda cosa, se proprio volete fare post a pagamento sul vostro blog (questo vale anche per me, ricordatevelo), allora siate chiari e, soprattutto, fatevi pagare. Magari non 100£, ma non andate nemmeno troppo bassi. No ai post a 5 €, insomma. Un pranzo o una cena, un paio di bottiglie di vino, una scatola di cosmetici, non è mai un buon prezzo. Se vi danno cose in cambio di cose non è lavoro, è un baratto. Certo, una bottiglia di Cheval Blanc ’61 può essere una buona eccezione a questa regola, ma in ogni caso per un lavoro si viene pagati con soldi. 

Terza cosa, ancora più importante. Se siete un/una blogger serio/a, quando fate una recensione non esagerate mai, né in un senso né nell’altro. Se dovete fare una recensione negativa su un vino, un ristorante, un asciugacapelli, fatelo con tutti i particolari del caso, siate dettagliati e, soprattutto, educati. Se invece siete il ristoratore, il vignaiolo, il produttore di asciugacapelli, beh, fatevi un blog e rispondete in modo educato alle recensioni negative.

Anche se ve le fanno su TripAdvisor.

 

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