Cina, Rest of the World

La Cina non parla italiano

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CinaIl mercato del vino è, in Italia, uno dei pochi che ha risentito meno della crisi: si continua a produrre e vendere ed anzi tutti contenti che quest’anno si tornerà alla quantità prodotta fino a qualche anno addietro.

Come sarà il vino naturalmente lo vedremo dopo la vendemmia e soprattutto dopo che sarà in bottiglia e a disposizione sugli scaffali, però tutte le associazioni dei produttori saltellano dalla contentezza.

Bene, saltelliamo pure noi.

Poi però bisognerà domandarsi cosa ci si farà con tutto questo vino, per la gran parte dedicato alle denominazioni migliori, DOC e DOCG.

Guardiamo i francesi e facciamo gara con loro per vedere chi ne produce di più; sappiamo tutti però che, anche se le produzioni sono confrontabili, il valore finanziario del vino francese è maggiore del nostro: con gli stessi ettolitri, o a volte meno, di vino, loro guadagnano fino ad un 15% in più.

Le esportazioni naturalmente sono non solo una fonte di guadagno, ma anche un sintomo della vitalità del mercato e della sua organizzazione.

Questo è un tasto dolente, ancora. 

Leggevo le cifre dell’import di vino in Cina: l’Italia è al quinto posto, superata sia in quantità che in valore da Australia e Cile. Manco a dirlo, al primo posto la Francia.

I dati li trovate a questo link, presi da Grape Wall of China, li riassumo brevemente: nel primo semestre del 2013, la Francia ha esportato in Cina 659.000 ettolitri di vino, pari al 46,7% del totale importato, per un valore di 248,5 Milioni di €.  L’Italia invece ha esportato verso la terra del Fiume Giallo appena 98.000 ettolitri, pari ad un valore di 32,9 Milioni di €. 

In entrambe le graduatorie, la Spagna ha visto incrementare la propria posizione di circa il 40%, mentre la Francia è diminuita, in valore, di quasi il 12%.

Se andate a guardare le tabelle, risulta che il costo al litro è questo:

 

Australia      5,2 €/litro

USA             4,8 €/litro

Francia         3,8 €/litro

Italia             3,3 €/litro

Chile            3,1 €/litro

Spagna        2,3 €/litro

In questa classifica, è l’Australia che spunta il prezzo migliore, seguita poco dietro dagli USA. Tutti gli altri sotto i 4 €/litro.

La Spagna, fanalino di coda in questa tabella, è probabilmente dedita all’esportazione di vino sfuso: ne compriamo qualche milione di ettolitri anche noi in Italia, per farci cosa, non è dato sapere.

Australia ed USA invece riescono a tenere alto il prezzo, e se gli Stati Uniti possono vantare qualche produzione di qualità, l’Australia se la sta passando non troppo bene: dopo essere stata il modello a cui tutti i produttori moderni volevano tendere, adesso è costretta a distruggere il vino già nei magazzini americani, visto che non se lo compra nessuno. Vedremo come sarà la seconda parte dell’anno.

Una analisi più seria avrebbe necessità di dati aggregati per tipologia, (fermi, spumanti, dolci,…), naturalmente.

Non è sorpendente la bassa penetrazione italiana in Cina, la Francia ha visto prima e più lungo e si è accaparrata i mercati migliori, l’Australia gode della relativa vicinanza con Pechino. Ma Spagna e Cile, che ci fanno davanti a noi? 

Credo che il problema sia più o meno il solito, quello che non solo frena l’export italiano in molti campi, ma frena anche lo sviluppo interno e la crescita: ci facciamo concorrenza tra noi.

I produttori della regione A tendono a cercarsi da soli i mercati, spesso considerando competitors i produttori della confinante regione B; in questo modo le spese aumentano, non si fa network, non ci si presenta come nazione Italia, ma come regione A o come regione B.

Sento spesso produttori che si lamentano che le proprie associazioni non si rivolgono al Ministro degli Esteri per avere agevolazioni ad aprire mercati oltre confine, ma invece prendono sottobraccio il Presidente della Regione (A o B, poco importa), per promuovere una certa zona da IGT a DOC o da DOC a DOCG.

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