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Eataly e gli ortaggi suoi

EatalyQuando anche a Roma aprì Eataly andai a vedere questo nuovo punto di distribuzione di vino, cibo e tutto quanto vi ruota attorno.

A dire il vero rimasi piuttosto impressionato, buona qualità degli alimenti, cantine non tutte da me conosciute ma iniziavo a vedere, anche a Roma, un punto di partenza per il cibo di qualità, le birre artigianali, i vini ben fatti. 

Certamente, ho guardato anche i prezzi.

Frutta e verdura costavano anche il doppio rispetti ai prezzi del mercato sotto casa, già di suo più caro rispetto al supermercato.

La qualità dovrebbe essere più alta, anche se l’unica certezza è la parola di Oscar Farinetti, e questa costa. Forse non così tanto, ma costa.

Gli accessori da cucina sono belli, di gran marca, anche se pagare uno strofinaccio 5€ ed un grembiule (parannanza, zinale…) 15€ mi pare davvero un po’ troppo. 

Ormai siamo abituati a stare in cucina mettendoci il fard e la cipria, vediamo Sorelle di Persone Famose che scrivono libri di cucina, ai fornelli ormai ci si avvicina solo se hai pubblicato almeno un book fotografico, se sei telegenico o se tratti male le persone: vorrai  mica mettere il solito grembiule di tua nonna o usare lo strofinaccio preso a 50 centesimi alla bancarella, no?

Da qualche tempo, direi ormai più di un anno, vado a fare la spesa al mercato di Campagna Amica che ho vicino casa.

I prezzi, alla riapertura dopo l’estate, sono lievemente diminuiti ed ora sono in linea con quelli del mercato rionale, ma la qualità è nettamente superiore. Pomodori che sanno di pomodori, formaggio fatto con latte di mucche libere di pascolare e brucare, pane (che a me piace sciapo, ossia senza sale) morbido e profumato, carne morbida e succosa. 

Vendere è un’impresa faticosa, ed il marketing è ormai prioritario rispetto alla qualità del prodotto; se poi c’è anche questa, tanto meglio. Così, Eataly ha fatto centro in entrambi i canestri.

Però così facendo, come fa notare anche Puntarella Rossa,  si tagliano le gambe ai tanti piccoli produttori, di cibo e di vino, che con i loro sforzi tentano di portare i propri prodotti un po’ al di fuori del piccolo mercatino cittadino.

Poco importa, naturalmente quel che conta sono le sorti della nazione, non il bisogno del singolo (i quali singoli, tutti insieme, dovrebbero formare in teoria la nazione). Il culto della personalità è stato deplorato anche da Stalin, che però voleva solo il culto della sua, di personalità.

E poi abbiamo comunque libera scelta: o il prodotto fangoso e a basso prezzo di qualche multinazionale dell’alimentazione, o il cibo saporito e sano a prezzi tripli comprato da Eataly.

Tutti gli altri, o si adeguano a questi due, o vengono tolti dal giro. 

Probabilmente continuerò a comprare ogni tanto anche il vino sfuso dell’azienda che espone a Campagna Amica, anche se usa i lieviti selezionati (ma non comprati in Sudafrica) e la solforosa, perché ho bevuto il loro vino e l’ho trovato gradevole ad un prezzo onesto. Non fa venire i bruciori e non costa 35€ a bottiglia, ma 2.50 al litro, il bianco.

Da Oscar Farinetti comprai solo un chilo d’uva e delle susine, quando aprì, mentre al mercato della Coldiretti, dal contadino a pochi chilometri da casa (sempre a Roma) o al mercato qui vicino, andiamo tutte le settimane. E gli strofinacci ed i grembiuli continuiamo a comprarli alla bancarella del mercato dove andavo da bambino.

Così, Eataly, ormai consacrata prima su Repubblica e poi nientemeno che da Fazio la domenica  sera, è il nuovo idolo dei Mangiatori di Bambini. 

Ma solo se sono liberi e biologici, naturalmente.

 

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