FIVILa FIVI, Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti ha eletto i propri rappresentanti mercoledì 10 luglio, e Matilde Poggi dell’Azienda Agricola Le Fraghe, di Bardolino, è stata eletta presidente. Vice presidenti Leonildo Pieropan (Soave) e Walter Massa (Colli Tortonesi)

Tra i consiglieri trovo Armin Kobler e Giulio Zampaglione ai quali vanno i miei complimenti.

La FIVI nasce con lo scopo di difendere i diritti dei Vignaioli, scrivendo esplicitamente nel proprio statuto che i vignaioli partecipanti devono coltivare le proprie uve e con esse produrre il proprio vino: qualunque acquisto di uva o di vino, non è ammesso.

Non si fa cenno ai metodi ‘naturali’ di produzione, ma si fornisce come linea guida lo sforzo di avere uve sane e vini sempre meno manipolati: non si dice che si debbono avere solo lieviti naturali, non si parla di limiti minimi o massimi di solforosa aggiunta.

Il messaggio è: fate il vino, fatelo bene, curate le vostre vigne e le vostre cantine. Facendo questo, usare meno solforosa verrà da se, così come impiegare lieviti indigeni e curare i vitigni autoctoni. La Federazione dovrà difendere il diritto di fare il vino senza essere strangolati dal gigantismo del mercato.

Il lavoro che attende Matilde ed il consiglio non è quindi da poco: non solo devono pensare a fare, bene, il proprio vino, ma soprattutto devono difendere un modo di produzione che vuole essere più vicino al territorio ed alle tradizioni; negli ultimi tempi, come ho scritto già in altri post, dò molta meno importanza alla quantità di solforosa o all’utilizzo di lieviti indigeni rispetto ad un tempo: questi due fattori ovviamente indicano una cura appassionata delle proprie vigne ed una particolare conoscenza dei propri vini. 

Ma, in un’ottica di mercato, non sono solo questi che aiutano a vendere il vino.

Se i vignaioli italiani non faranno rete tra di loro e con le associazioni, private o pubbliche, che si occupano di tutela del territorio e della sua valorizzazione, se non lo faranno, dicevo, saranno presto sommersi da bidonate di merlot di importazione, da autobotti di vini inutilmente macerati, da sgrammaticati depliant turistici con immagini prese da Internet. E soccomberanno al mercato del più forte.

Lo scopo della FIVI è proprio difendere questa territorialità, valorizzando i propri patrimoni; se posso permettermi di dare un piccolo consiglio, dovrebbero provare a trovare collaborazioni con i musei vicini a loro, con i castelli o le chiese, con le associazioni che si occupano di borghi abbandonati.

Troppe volte si assiste a fiere enologiche dove si parla di terroir e contemporaneamente è del tutto assente qualunque rappresentante del turismo locale.

In bocca al lupo per il lavoro dei prossimi anni a Matilde Poggi ed alla FIVI.

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