Finalmente una domenica adatta ad un viaggio.
Caldo sopportabile, poco traffico per uscire da Roma verso Viterbo, un amico che non incontravo da troppo tempo sul sedile di fianco. La meta, la cantina di Andrea Occhipinti, sulla sponda ovest del lago di Bolsena, sotto Gradoli.
Del viaggio e delle sue tappe ne parlerò sul sito de Il Vino Viandante, il posto dove scrivo più liberamente di vino girovago.
Io e Pasquale, autore del maggior numero delle foto che trovate qui e sulla mia pagina Facebook, arriviamo all’appuntamento con Andrea in lieve anticipo.

Fa caldo e così ci godiamo un po’ di ombra e la fresca aria del lago di Bolsena sul prato di fronte al ristorante dove mangeremo spaghetti al sugo di anguilla ed un tegame di pesce di lago ben assortito. Insalata per rinfrescare il palato, una bottiglia di Alter Ego che pare fatto apposta per accompagnarsi con il grasso pesce di lago.
A pranzo, chiacchiere libere su vino, certificazioni e complicazioni esattoriali. Tra le malattie dell’uva, a questo punto ci va messo anche lo Stato, a mio avviso.
Dopo il pranzo saliamo in auto con Andrea e lungo una stradina invasa dai canneti lacustri saliamo fino ai suoi vigneti, Aleatico e Grechetto Rosso in quattro appezzamenti di qua e di là della strada.
Ci spiega Andrea che i campi qui attorno erano, fino al 1800 di proprietà dei Cavalieri di Malta; il neonato stato italiano prese questi terreni e li suddivise in parcelle che vennero assegnate alle famiglie locali tramite estrazione. Nel corso degli anni, con scambi ed acquisizioni, qualcuno è riuscito ad unificare i propri possedimenti, ma quaggiù è stato più difficile perché sono i terreni più lontani dalla città, quindi è più complicato e faticoso il trasporto dei prodotti. Questi terreni erano meno appetibili.
Racconta Andrea di aver conosciuto, ormai molti anni addietro, vecchi contadini che con un mulo trasportavano, due o tre volte al giorno, l’uva raccolta dalle vigne alla cantina sociale su in paese.
Mentre lui racconta mi fermo a guardare la strada che discende verso il lago, in

questa domenica assolata e silenziosa, immaginando il vecchio vignaiolo che accompagna il proprio mulo su verso il paese qualche chilometro più in alto. Dietro di me, il lago di Bolsena con i suoi tesori etruschi nascosti.
Andrea non è solo un vignaiolo, ha anche la passione dell’archeologia; ci mostra un promontorio a tre o quattro chilometri in linea d’aria da noi, un po’ più in basso, e ci spiega che lì è nascosta una necropoli anche piuttosto grande, una cittadina dei morti quasi perduta tra le piante e la terra di riporto.
Nei boschi lì intorno si possono ancora fare ritrovamenti etruschi lasciati
abbandonati a se stessi e senza alcuna indicazione, senza alcun sentiero che conduca qualche visitatore curioso.
Purtroppo anche così si portano all’oblio le civiltà, patrimoni che potrebbero essere meta di studiosi, di appassionati, di studenti che invece restano dimenticati. L’interesse attorno al territorio si può creare così, la promozione di quel che esiste oggi passa per la valorizzazione di quel che esisteva un tempo.
[segue]