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C’è un passaggio, nel libro di John Fante (Denver, 8 aprile 1909 – Los Angeles 8 maggio 1983), che è l’unico dove Henry e Nick Molise si divertono e vivono assieme.

E’ la settimana in cui, in cima ad una montagna, devono costruire l’affumicatoio per un amico di Nick, uno a cui lui doveva dei soldi persi a poker.

E’ la settimana in cui prima Nick e subito dopo Henry sono morti, morti di fatica, morti di sonno, morti del vino di Angelo Musso, morti alla vita.
Nick risorge proprio poco prima di morire per davvero, dopo che l’affumicatoio è crollato, dopo che in ospedale gli hanno detto che, a causa del diabete, non potrà più bere vino e mangiare pasta.
E così decide di andarsene, verrà ritrovato dal figlio a casa di Angelo Musso, reso muto da un tumore alle corde vocali e che dialoga a gesti o con dei bigliettini.
Lì ha deciso che deve morire, il muratore abruzzese immigrato Nick Molise, insieme ai suoi amici italiani, Joe Zarlingo, Lou Cavallaro, Bosco Antrilli, Pete Benedetti, bevendo dal boccione di Angelo Musso con le vespe che ronzavano attorno a loro.
Il libro è l’intreccio della storia di Henry, scrittore di discreto successo, e quella del padre Nick, immigrato abruzzese, muratore di fama della contea di Placer, California, rozzo, duro, spesso ubriaco ma non ubriacone, deluso come tutti dalla vita. Attorno, la sua famiglia che si definisce pian piano mentre John Fante ce ne presenta i componenti, la madre, i due fratelli, la sorella.

Nick Molise e la Confraternita

E’ la storia del rapporto in perenne conflitto tra padre e figlio, fra nuova vita e tradizioni, tra lavoro manuale e lavoro cerebrale.
Al racconto fa da coro la confraternita dei cinque amici, giù al Café Roma, che sembra avere considerazione solo per i propri desideri, generazione di vecchi apparentemente abbrutiti ma in grado di mostrare un animo migliore degli stessi figli di Nick, a tratti egoisti e meschini senza nemmeno la giustificazione delle disillusioni di una vita al termine.
Così per Nick la costruzione dell’affumicatoio diventa una questione di vita o di morte, la dimostrazione che non è finito e che è ancora il miglior muratore di tutta Sant’Elmo, che convince, aiutato dai suoi amici e dalla moglie, a dargli una mano il figlio, quel figlio che ha deciso di fare lo scrittore, anziché proseguire la nobile arte degli scalpellini e dei muratori.

Lo porterà su con lui, a spostar pietre e tirar su muri, che dopo una notte di pioggia crolleranno portandosi appresso poco dopo gli ultimi spiccioli della vita di Nick Molise.
Della confraternita fa naturalmente parte il vino di Angelo Musso, proprietario di una vigna dove produce un ‘chianti geniale ed un chiaretto delle viti di quelle colline rocciose’.

E’ un filo conduttore attraverso le pagine del libro, si inciampa spesso nei boccioni di quel vino, lo si beve e lo si sente ingurgitare, se ne riconosce il puzzo nell’alito dei frequentatori del bar e nelle loro camminate storte per tornare a casa.
Ed è il vino che fa da notaio alla morte di Nick, fuggito dall’ospedale per non dover fare un’altra puntura di insulina e deciso a morire tra i suoi amici ed il suo vino piuttosto che tra i dottori, come sentenzia Angelo Musso con uno dei suoi bigliettini.
Ancora una volta i componenti della confraternita si dimostrano più nobili, nel rispetto delle decisioni del loro amico, che non quanto abbiano fatto precedentemente i suoi figli.
Nick Molise porta con se tutta la sua italianità, la propria testardaggine nel seguire le proprie idee, il proprio modo di pensare che è non il migliore, bensì l’unico.

Lui, ed i suoi amici, ricostruiscono le loro radici e le proprie usanze negli Stati Uniti, il Café Roma è come uno qualunque di quei bar che si trovano ancora nelle piazze paesane, ‘..quattro italiani vecchi e ubriaconi’ a giocare a carte con i soldi ed i bicchieri di vino sul tavolo, la casa e la vigna di Angelo Musso potrebbero stare tra le colline dell’Abruzzo come quelle della Toscana, anziché in California.
La vita riprende subito, dopo la morte di Nick, la cena dei figli a casa della madre, come se niente fosse successo, Henry Molise ritornerà al suo libro, il fratello Mario alle partite di baseball, ognuno alle proprie abitudini. 
Il chianti californiano di Angelo Musso avrà un estimatore in meno, e forse qualche brindisi celebrativo in più.

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