Se qualcuno pensa di fare concorrenza alla Cina, sbaglia alla grande, alla grandissima.

Il metodo cinese

I loro numeri sono in quasi ogni campo ben più grandi di quelli europei, i loro costi di gestione molto più bassi, gli stipendi spesso si riducono ad un paio di ciotole di riso, anche se oggi arrivano anche a tre. E tra poco saranno confrontabili coi nostri.

Eppure anche con il vino sta accadendo quello che è accaduto, ad esempio, per gli elettrodomestici bianchi (frigoriferi e lavatrici, in pratica), dove alla fine la nostra industria, per rincorrere i prezzi bassi, sta soccombendo. 

I prezzi di importazione dei vini europei in Cina sono in calo, e questo a causa di vari motivi.

Il primo è la disponibilità su Internet di un maggior numero di vini di qualità, con ovvio abbattimento dei prezzi causato dall’accorciamento della filiera. Un canale dove noi Italiani siamo storicamente indietro, parecchio indietro.

Non secondaria è la diminuzione dei prezzi alla fonte, ossia all’esportatore europeo, che pur di togliersi le casse di vino invenduto praticamente lo svende.

In questo modo il vino del Vecchio Continente inizia ad essere competitivo con quello cinese, e non è una buona notizia a lungo termine.

Ubriacarne uno per venderne cento

E bisogna aggiungere che la Cina è anche uno dei grandi importatori di vino sfuso, principalmente dal Sudafrica e dall’Australia, il che consente loro di abbattere ancor di più i prezzi, sebbene a scapito della qualità; a quanto pare l’Europa non è in grado di porre un freno alla caduta dei prezzi delle proprie esportazioni, né riesce a fare la differenza con la propria qualità.

il consumo di vino mondialeLa Cina è ormai il maggior consumatore mondiale di vino, ed il quinto per produzione; questa aumenta di anno in anno per far fronte alla maggior domanda, mentre in tutto il resto del mondo la produzione di vino diminuisce. Così per dar da bere all’assetato cinese, venderemo vini europei al prezzo di quelli di Pechino. 

I francesi, si dirà, sono quelli che hanno iniziato per primi a fare affari con i cinesi, quindi avrebbero dovuto tenere alti i prezzi per non far succedere quel che, invece, sta succedendo ed era, lasciatemelo dire, ampiamente prevedibile.

Chateau made in China

Considerate, inoltre, che mentre prima l’appassionato cinese di vino veniva in Produzione e importazione vino in CinaEuropa ed andava a visitare le vigne francesi, ora gli Chateau se li costruisce direttamente a casa propria, e pian piano anche il turismo dell’enofilo orientale diminuirà. Ne avevo già parlato, se ricordate. Ormai in Cina si costruiscono Chateau come se uscissero dalla catena di montaggio, che al cinese che non potrà mai venire in Europa sembreranno uguali a quelli che vede su Internet. 

E’ lo stesso errore commesso, come dicevo all’inizio, nella costruzione di tecnologia di basso costo, nella fornitura di servizi a basso prezzo, nella vendita di cianfrusaglie di ogni tipo.

Chi compra più un accendigas al negozio, oggi? Si va dal ‘cinese’ di turno, e poco importa se l’oggetto durerà da Natale a Santo Stefano. “Tanto l’ho pagato 30 centesimi…”. Lo stesso vale per le cuffie del lettore mp3, o magari dell’iPhone clonato (“il cinese è pure meglio, costa 150€ ed è anche dual SIM”).

Naturalmente la colpa non è di chi compra a basso costo. Con i propri soldi, ognuno fa quel che vuole.

Bassa qualità, strategia suicida dell’Europa

La colpa, se vogliamo, è della mancanza di alternative: bassi redditi costringono ad acquisti a basso costo, vale per il cellulare ma vale, soprattutto, per il cibo. E magari pure per il vino. Più si abbassano gli stipendi, meno costeranno i prodotti al negozio, ché coi prezzi alti nessuno li comprerebbe. Ma per stare dentro quei prezzi, la qualità ne risente per forza di cose. E’ la deflazione di cui si parla, e vale anche per il vino. (So di aver semplificato un po’, i meccanismi economici non sono mai così meccanici, ma piuttosto dialettici e dipendenti dalla struttura sociale. Hanno inoltre tempi di reazione diversi da Paese a Paese).

In Italia manca, e non sto certo facendo una scoperta da Nobel per l’Economia, una politica industriale e di sviluppo che renda nostro competitor naturale non la Cina, ma la Germania, l’Inghilterra, la Svezia. Paesi cioè dove ancora i prodotti ed i servizi sono di alto livello, a prezzi più alti ma con durata del prodotto e qualità dei servizi decisamente migliore.

Dimenticando una delle leggi dell’economia, quella sulla domanda e l’offerta, in Italia continuiamo a vantarci di produrre più vino dei francesi (che devono svendere gli avanzi), continuiamo ad importare vino sfuso e rivenderlo nell’Europa dell’Est.

Gran risultato, davvero.

Essere competitivi con il vino cinese per il prezzo e non per la qualità nettamente superiore è una sconfitta per tutti i vignaioli europei.

Prima o poi saremo inondati, come è capitato per accendini ed elettrodomestici, da vino cinese di bassa qualità, e non potremo più farci niente.

Probabilmente da qualche parte qualcuno deve aver sbagliato qualcosa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.