E così, la storia del miracolo dell’acqua che si trasforma in vino era tutta una bufala. Quella moderna, intendo, di quella più nota avvenuta a Cana non ho elementi per parlarne.

Peccato, sarebbe stata una bella evoluzione rispetto ai soliti Wine-Kit o, peggio ancora, ai metodi tradizionali per fare il vino. Quelli senza polverine, intendo, non la parte industriale di cantina.

Invece, sarebbe stato bellissimo, metter dentro acqua e polverine, lanciare un’app sulo smartphone e poi, voilà, ottenere Cabernet Sauvignon, Merlot e Chardonnay come se non esistesse un domani.

Certo, parecchi siti hanno riportato la notizia, anche se per la maggior parte sono siti economici, nel senso non che costano poco, ma che trattano di economia.

Il primo a dare la notizia dell’esistenza della Miracle Machine è stato Business Inside, rivista online che tratta in modo approfondito, ma dopo questa storia la loro credibilità è lievemente in ribasso, i temi economici e finanziari mondiali.

L’autrice dell’articolo pubblicato il giorno 1 marzo, Alyson Shontell (@ajs), ha poi correttamente scritto di essersi sbagliata, spiegando tutta la storia.

Cosa è successo, allora?

Le persone responsabilii della bufala sono tre: Doc Hendley presidente della ONG Wine to Water, Philip James, fondatore del sito di acquisto online Lot18 e di Snooth, e Kevin Boyer, direttore della cantina Boyanci in California.

Hendley ha fondato la sua organizzazione nel 2003, proponendosi di installare un sistema idrico per il trasporto e la purificazione dell’acqua nel Darfur, in Sudan. 

Se date uno sguardo al sito potete vedere quanto sia grave il problema dell’accesso all’acqua potabile per alcune popolazioni che, oltre al problema di stare in posti oggettivamente disagiati, devono subire i danni provocati da guerre ed insurrezioni provocate esclusivamente da voglia di potere e ricchezza.

I due imprenditori americani, sostenitori dell’iniziativa, hanno pensato di dare una mano al loro amico creando una startup a tutti gli effetti, utilizzando gli agganci con la stampa specializzata per promuovere la notizia dell’invenzione della Miracle Machine.

Sul sito di Wine to Water potete vedere un video, che ho postato anche sulla mia pagina facebook, dove i protagonisti spiegano tutta la cosa. Video ovviamente girato all’interno di una cantina vinicola. Potete seguire Wine to Water anche su Twitter con @winetowater.

Grazie alle visualizzazioni virali della notizia, nelle ultime due settimane ci sono stati oltre 500 milioni di contatti, tra sito e social network, più di 200 mila visualizzazioni del video che “dimostrava” il funzionamento della Miracle Machine e 7000 persone si sono iscritte alla piattaforma di crowd-funding per investire nella falsa macchina acqua-vino. Da notare, inoltre, che il logo M|M, per Miracle Machine, rovesciato diventa W|W, ossia Wine to Water.

La maggior parte dei siti di informazione ha rilanciato la notizia originale sulla #MM senza minimamente curarsi di verificare l’informazione, e questo non stupisce molto. Come riporta Blake Gray sul suo sito, è piuttosto sconfortante vedere l’ignoranza che ruota attorno al mondo del vino, anche se ad esempio il sito di National Public Radio ha fatto qualche ricerca interpellando un enologo all’università.

Al di là di ciò, cosa che fondamentalmente era già nota, l’altro dato è rendersi conto di come sia semplice far diventare virale una notizia, soprattutto se le persone che la creano godono di una buona affidabilità.

Bene, così è sfumata l’idea di potersi fare il vino in casa in tre giorni. Cosa che non escludo possa già accadere, in effetti, con tutti i moderni ritrovati della biotecnologia applicata al vino.

Perché alla fine, il vero miracolo non è trasformare l’acqua in vino, ma il vino in acqua.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.