Poiché la storia del vino è anche storia dell’Uomo, è storia anche di guerre.

La Prima Guerra Mondiale è probabilmente quella più ammantata di alone romantico, per via della sua connotazione di liberazione n Italia, o di difesa dall’invasore in Francia.

Le PinardIl vino e la Grande Guerra sono legati strettamente, in particolare in Francia dove il ‘Pinard‘ è diventato un eroe di guerra e il protettore del Poilu, il peloso, cioè il fante di trincea che certo non pensava a farsi la barba ogni giorno.

Il nome potrebbe derivare da una distorsione di ‘Pinot’, o forse deriva da un tal Jean Pinard, viticoltore di Borgogna piuttosto famoso nel XVII secolo, oppure è una derivazione del Pinaud, un vitigno tipico della Borgogna, della Champagne e della Lorena.

La consacrazione del Pinard come protettore del soldato francese avvenne per opera del Maresciallo Joffre.
Avendo nominato il Maresciallo Foch comandante del settore nord, autore della strategia dell’offensiva ad oltranza estremamente dispendiosa in termini di vite umane, era così favorevole alla fornitura di vino nelle razioni quotidiane dei soldati che parlava di quanto il ‘generale Pinard’ fosse bravo a sollevare lo spirito delle truppe, e la quantità di vino fornita passò in breve da un quarto, a mezzo litro e poi a tre quarti.
Il vino ha una grande importanza per i francesi durante la guerra, serve per dare coraggio prima della battaglia, identifica il territorio sul quale e per cui il soldato combatte.
Rappresenta inoltre la civilizzazione del popolo francese contro la barbarie del tedesco; Le Pinard des PoilusApollinaire, che partecipò alla guerra come sottotenente e venne ferito ad una tempia nel 1916, scriveva infatti nei Calligrammi “Mi identifico con il mio quarto di pinard, che fa tutta la differenza tra noi ed i Boches” (nome dispregiativo per i tedeschi). E la bontà dei vini di Alsazia e Lorena erano, per i francesi, l’argomento che doveva convincere tutti che quei territori fossero necessariamente parte della Francia.

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