navelli7Palazzo Santucci è lì, dove lo avevo lasciato lo scorso anno per la prima edizione di Naturale, dominante la piana di Navelli nota per il suo zafferano. All’ingresso Paolo Quaglia mi vede e mi viene incontro, è un fraterno rivedersi e salutarsi, lo scambio di qualche parola e poi lui risucchiato dalla marea del lavoro da fare quando si organizza una fiera come questa, io dal primo giro di assaggi.

Al banco delle registrazioni Luca Paolo e Benedetta strappano figlie da madri. Stiamo parlando di biglietti venduti, naturalmente, mentre Agnese e Marianna fanno la spola tra i bicchieri e l’ingresso alla prima degustazione della giornata, Giampaolo Gravina con tre bottiglie di Borgogna, un Rosso e due Brunello di Montalcino. Grandi assaggi, durati poco, ahimé.

Mentre salgo le scale, vedo Lorenza Ludovico ed i suoi magnifici occhi, nello stanzone a destra il mitico Riccardo La Ginestra, di fronte a Martino Taraschi di Tenute Terraviva.

Il primo bicchiere della fiera è il suo Mario’s 38, trebbiano da viti di 38 anni. Rispetto all’assaggio a Les Vignerons di luglio scorso, il vino dimostra una migliore apertura olfattiva, precisione negli aromi di paglia e dolciastri di frutta esotica e di agrumi. La sapidità mette voglia di berne ancora, l’acidità è ora netta e gradevole. Otto mesi in più hanno fatto grandi cose in questo vino, donandogli una struttura che allora sembrava più nascosta. Uno di quei trebbiani che si fanno ricordare, Martino ha una buona mano nel fare vino, insieme all’enologa Claudia Galterio. 

Inizio il giro, veloce oggi, giornata dedicata ai saluti ed agli assaggi; tanti amici, alcuni visti da poco a Sorgente del Vino, altri ancora prima a Cerea. 

Il secondo bicchiere è per Suffonte, è il cerasuolo di Lorenza Ludovico, azienda agricola anavelli1 Vittoritto; lo versa dal decanter, per non avere residui che dalla bottiglia vadano a finire nei bicchieri di chi assaggia. E’ un vino fresco, strutturato, di grande impatto olfattivo che ricorda rovi boschivi e cespugli di mirtillo, e bella consistenza al gusto. Durante la fiera torno volentieri a riassaggiarlo.

Trovo poi il banco di Podere Pradarolo, la batteria completa della produzione merita una degustazione a parte per la compattezza, la struttura, la complessità dei loro vini. Tra la folla che già è presente in questo tardo pomeriggio di sabato riesco a salutare ed assaggiare il Vej 2007, malvasia di Candia aromatica in purezza, e gente, che goduria. Fresco ed astringente al tempo stesso, naso pieno di aromi e necessità di cibo, con questo vino. Non si deve meditare, si deve bere.

Lì attorno rivedo Giulio Armani, di Denavolo, a cui sedevo vicino durante la degustazione del pomeriggio, attento a tenere i bicchieri mentre mi sporgevo a prendere il pane tra un bicchiere ed un altro. (nella foto il particolare non è di Giulio)

navelli8Anche qui, la produzione completa con il Dinavolo ed il Dinavolino, entrambi Malvasia di Candia aromatica, Ortrugo, Marsanne ed altre uve locali. Macerazione sulle fecce che si sente tutta, una struttura che ogni volta ti spiazza, apertura olfattiva da dedicarci un buon pezzo di vocabolario degustativo. Nel Dinavolino sono presenti anche uve da vitigni più giovani, cinque sei anni, oltre a quelle provenienti dal vitigno storico di oltre 35 anni. 

I soliti piacevolmente noti, come il Cerasuolo ed il Montepulciano d’Abruzzo di Stefano Papetti Ceroni per De Fermo, assaggiati a Cerea, assaggiati a Piacenza, assaggiati a Navelli; da attendere il Montepulciano, già più pronto il Cerasuolo, entrambi adatti ad accompagnare piatti succulenti e profumati, magari impreziositi con erbe officinali.

Che dire poi di Ottaviano Pasquale, alias Praesidium, anche lui già salutato durante il pomeriggio Italia-Francia; sono sempre una sicurezza i suoi vini, i profumi del suo Montepulciano d’Abruzzo sono quasi esplosivi, il Cerasuolo un punto di arrivo per chiunque voglia produrre vino da quest’uva. 

L’ultimo assaggio di vino abruzzese, è per D’Ugni, piccola azienda della provincia di Chieti, con il Lama Bianca, trebbiano e malvasia gradevole, riposante, non certo di struttura ma ben fatto, da bere volentieri. Il Fante è Montepulciano d’Abruzzo, l’etichetta è naturalmente in onore de La Confraternita dell’Uva e di John Fante; scorbutico, forse, non lascia per nulla adito a morbidezze. Ma come dice Cristiana, è questo che voleva, un vino rude e quasi grezzo. Quasi troppo.

Non posso andare via senza essere passato al banco di Santa Caterina, siamo in Lunigiana. Andrea Kihlgren è come sempre accompagnato dalla moglie, due persone di una serenità e compostezza uniche, due grandi signori. Il loro Vermentino è uno dei migliori che si possano bere, la sapidità e la scorrevolezza sono perfettamente equilibrate. Mi fermo a parlare con il signor Andrea, che mi spiega come fino a qualche tempo prima venivano fatte delle fiere dedicate esclusivamente al Vermentino e che sarebbe interessante riproporre. 

E così, dato l’appuntamento all’indomani, riparto per Roma, c’è ancora la luce del Sole fuori, la giornata è serena. Vado verso l’auto ed intanto accompagno Alessia alla sua, mentre camminiamo ci assale il profumo del timo selvatico e del rosmarino. 

La strada non è lunga, il viaggio è delizioso. L’indomani mi sveglierò presto per tornare qui.

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