regolamento vino e vitigniNon solo il vino viene fatto con i piedi, ma anche il Regolamento europeo.

Per qualche strano e senza dubbio contorto motivo, infatti, dal 1 gennaio 2015 un produttore di vino non potrà più, nelle proprie brochure, sul sito, nelle locandine, scrivere in quale regione o città siano piantati i propri vigneti nel caso in cui questa regione o città coincidano con una denominazione d’origine.
Se, quindi, avete un vigneto a Barolo, non potrete più scrivere che Barolo è in Piemonte, perché esiste la DOC Piemonte e, secondo il legislatore europeo, il consumatore potrebbe essere tratto in inganno. “Barolo o Piemonte?”, si potrebbe chiedere il povero cliente della GDO, apparentemente confuso.
Se scriverete che il vostro Marsala è una delle eccellenze della Sicilia, ecco che arriva la dura lex, sed lex, che vi sanzionerà con un certo numero di euro da pagare.

Autoctono come nuovo

Vi consiglio di leggere intanto il Regolamento Europeo 1308/2013, e poi il Testo Unico della Vite e del Vino che recepisce il suddetto.
Ma se volete una sintesi ben fatta, il comunicato della FIVI è la cosa migliore da leggere.FIVI
Francamente, non mi è molto chiaro il motivo per cui non si possa scrivere che un vigneto è in Piemonte, in Sicilia o in Veneto, anche se questi sono nomi di DOC.
Così come non mi è chiaro perché, tranne che a Trento e Bolzano, si definisca autoctono un vitigno piantato in Italia a prescindere, come diceva Totò, da quanto tempo è presente (articolo 8).
Non si potrà dire, in teoria, nemmeno che un vitigno è nelle Langhe, se non fate vino con quella denominazione d’origine, perché esiste il Langhe DOC, o che è alle pendici dell’Etna, perché esiste la DOC Etna, e se fate un bianco toscano in un vigneto della provincia di Siena, non potreste nemmeno dire che vi trovate nella terra del Chianti.

Mi piacerebbe anche sapere cosa stanno pensando i francesi e gli spagnoli, che altri produttori importanti di vino in Europa non è che ne veda, in termini di volumi e fatturato.
Mi terrò informato, e naturalmente verrete informati anche voi, fedeli lettori.

2 pensiero su “Regolamento europeo fatto coi piedi. Come il vino”
  1. Forse è tardi e quindi non riesco a trovare bene il senso della cosa.
    Temo, però, che anche domani al risveglio continuerò a non capire come si voglia tutelare le denominazioni in quel modo…

    1. Francamente non lo so nemmeno io. A fine mese vado a Piacenza alla fiera del FIVI, spero che mi diano notizie migliori, tipo che è stato solo un qualche errore di stampa.
      Grazie del tuo passaggio qui

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