2011 Rinaldi Dolcetto Alba resizeEcco una bottiglia che risulta piacevole da bere in ogni momento del pasto, ed anche prima di iniziarlo.

La domenica è un giorno in cui riesco a rilassarmi, così scelgo la bottiglia che voglio aprire in funzione non solo di quello che mangerò, ma anche del mio umore.

Così ho deciso di aprire questa bottiglia, che probabilmente avrebbe potuto anche aspettare un po’, per capacità di evoluzione di questo vino, ma volevo un vino fresco che mi consentisse di accompagnare sia le classiche lasagne al forno che un arrosto in salsa di cipolle e carote.

Il barolo di Giuseppe Rinaldi è ben conosciuto ed apprezzato, ma è nei vini meno blasonati che si vede la bravura di un produttore, la sua dedizione al lavoro, la sua capacità di lasciare che l’uva faccia il proprio corso, non tenendola libera di fare quel che vuole ma invece seguendone l’evoluzione in ogni momento, senza correggere lo stile dell’annata metereologica ma riuscendo invece ad evidenziare le sue caratteristiche.

Il Dolcetto d’Alba 2011, come ricordavo, è probabilmente un vino che avrebbe meritato almeno un paio di anni in più di attesa, tanta è la sua giovinezza e la capacità di maturazione; ma perché attendere ancora due anni per bere questo gioiellino?

Se devo dare un tratto caratteristico penso all’allegria; già il colore ne mette, luminoso come conviene ad un giovane non adulterato, la luce attraversa il bicchiere trasportando riflessi di rosso rubino davvero belli da vedere.

I profumi sono quelli tipici della gioventù, soprattutto mirtilli e uva fragolina, un sentore vegetale di foglie bagnate e di sole che le asciuga, rosa e viola di campo, una nota vagamente terrosa che lascia appunto presagire la capacità di affinamento che questo Dolcetto d’Alba potrebbe avere.

Pulito, al naso, ordinato come si conviene ad un piemontese, anche nella sua giovinezza rimane composto e mai sguaiato.

In bocca la nota vegetale rinfresca il palato, seguita subito dalla sensazione di freschezza della sua acidità che forse non è ancora al suo massimo ma molto evidente. Il tannino si fa da parte, dando più spazio alla morbidezza che accompagna la sensazione di freschezza e ne rende la bevuta estremamente gradevole, da prima di iniziare il pranzo, come aperitivo, seguendo poi tutte le portate.  L’alcol fornisce la giusta parte di potenza calorica.

Il finale presenta un ritorno naso-bocca che ricorda vagamente la buccia di  mandarino e ben si lega alle sensazioni olfattive descritte poco sopra.

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