La mia agenda di degustazioni in giro per l’Italia si è molto dimagrita rispetto a qualche anno addietro, lasciando pochi appuntamenti del vino in calendario. Le motivazioni sono soprattutto logistiche, visto che mi sposto prevalentemente in treno, e quindi orari e collegamenti hanno un peso importante.

Quindi, anche solo per dare qualche idea agli affezionati lettori di Storie del Vino, ecco alcuni dei vini che ho assaggiato durante ViniVeri, l’evento dedicato al vino che si svolge a Cerea, 60 km da Verona, raggiungibile comodamente con l’autobus o con il trenino locale.

Mlečnik

cerea-mlecnik-2I vini di Valter Mlečnik sono diventati molto più bevibili rispetto a qualche anno fa, e quindi più godibili. Nessuna concessione alla facilità, intendiamoci: sono vini che trovano una collocazione tipica nel territorio e nelle tradizioni slovene, e soprattutto con il cibo locale. A differenza degli orange wines di qualche anno addietro, le asprezze e le asperità tipiche sono state attenutate, fanno ancora parte del complesso olfattivo e gustativo senza esserne la principale caratteristica. Le note tanniche sono rimaste, grazie alle lunghe macerazioni sulle bucce, ma adesso sono ingentilite da una certa morbidezza. Cinque i vini portati in fiera, tra cui il Sauvignonasse 2010, la Rebula 2009 ed il Merlot 2009. Lo Chardonnay 2010 me lo sono portato a casa, e ve ne darò conto con un post dedicato. Per quel che riguarda gli altri, direi che il Sauvignonasse ha una marcia in più per quel che riguarda la piacevolezza di bevuta, un buon corpo strutturato e ottimi profumi di frutta secca e fiori. La Rebula è invece molto adatto ad essere bevuto mentre si mangia, più angoloso rispetto agli altri e buona acidità, può essere abbinato felicemente con pesce di fiume o zuppe di cereali, formaggi stagionati. Il Merlot ha una morbidezza iniziale che stupisce, il palato viene subito inondato da una inusuale acidità che riporta la firma unica dei vini di Mlečnik.

Praesidium

Cerea-PraesidiumOgni volta che incontro Ottaviano in fiera, trovo qualche novità. Iniziamo con la Riserva 2011 del Montepulciano d’Abruzzo, vellutata morbidezza, tannino gentile e ben rotondo, acidità che sorregge una struttura potente di cui ci si accorge al momento della deglutizione, la giusta sapidità per rendere brioso il sorso. Profumi di amarena ed erba tagliata, in sottofondo i terziari del cuoio e del cacao, ancora tenui ed in attesa. Il finale è lungo e sapido. E’ quasi un peccato bere così presto questo vino, che avrà tanto da raccontarci a lungo. Dopo questo assaggio, Ottaviano presenta una bottiglia da collezionista, per il numero davvero esiguo di bottiglie prodotte, un Montepulciano d’Abruzzo 2009 intitolato alla nonna, A Marianna, che è il nome che compare in etichetta. Le vigne hanno circa 60 anni e furono piantate proprio dalla nonna di Ottaviano. Ebbene, questo vino ha una freschezza che dire strabiliante, per gli anni che ha, è dir poco, struttura di potenza e di gentilezza, i tannini paiono scorrere sulla lingua trasportando l’acidità che alleggerisce il sorso e fa da equilibrio fra le sensazioni morbide e quelle più dure. Profumi definiti e decisi, melagrana, amarena, ribes, sottobosco, pellame e liquirizia. Come dicevo all’inizio, Ottaviano non smette mai di stupirci con i suoi vini.

I Mandorli

cerea-imandorli-1Dopo averli assaggiati a Piacenza, ritorno con piacere ad assaggiare con più calma i vini de I Mandorli, trovando l’unico momento in cui il banchetto presieduto da Maddalena è quasi libero dai visitatori. Se dovessi dare un tratto caratteristico dei loro vini, direi senz’altro la freschezza, ma non ci si lasci ingannare dalla piacevolezza immediata, che sia il Sangiovese che il Cabernet Sauvignon sono vini che meritano anche di essere attesi. Direi che sono vini sensazionali, nel senso di fornire sensazioni a chi li beve. Iniziamo dal Vermentino 2015, fresco e dissetante, erbe officinali e grande acidità, uno di quei vini che portati a tavola, qualunque sia il piatto che devono accompagnare, ti accorgi alla fine di essertene bevute un paio di bottiglie, tanto è bevibile e riposante. Il vino base 2015, prima uscita di quest’anno, è dello stesso tenore, di quei vini da lasciare sulla tavola mentre, finito di mangiare, si continua a chiacchierare con i commensali. Consigliatissimo per le occasioni importanti, come può esserlo un pranzo tra vecchi e buoni amici. Passiamo poi al Vigna alla Sughera 2013, sangiovese purosangue con una freschezza erbacea che riempie il bicchiere di profumi e la bocca di aromi di frutti rossi; il Vigna alla Sughera 2012 è più verde, più di corpo, ha bisogno di essere atteso ancora qualche mese per esprimere sia la potenza che la longevità, mentre la mineralità si fa già sentire discretamente. Ed infine il Vigna al Mare 2013, Cabernet Sauvignon per il 70% ed il resto Cabernet Franc, con la sua nota balsamica di macchia mediterranea, fa venire al pensiero immagini di mirto e rovi selvatici che guardano il mare; corpo di buona struttura e finale discretamente lungo. Un bell’esempio di vini che meritano sia la bevuta immediata che l’attesa.

 

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