Da qualche tempo si inizia a parlare, soprattutto negli ambienti finanziari, di Blockchain, il protocollo alla base del sistema di pagamento dei Bitcoin, che qualcuno ogni tanto traduce come Criptomoneta.

In una discussione trovata su Facebook, qualcuno si chiedeva come mai questo genere di soluzione non venga (ancora) adottata per la catena commerciale del vino italiano, ed alcuni commenti andavano nella stessa direzione. Un articolo di ottobre 2014 su Vinfolio spiegava come si potrebbe utilizzare il sistema alla base dei Bitcoin per la tracciatura del vino, in particolare per le bottiglie di pregio, quelle che vanno ai collezionisti.

Cosa è la Blockchain

La Blockchain è un sistema inventato da Satoshi Nakamoto nel 2008 per consentire transazioni, di qualunque tipo, sicure e tracciabili. Sull’esistenza di Nakamoto si sta ancora discutendo.

blockchain-bitcoin
Il meccanismo della Blockchain (fonte Financial Times FT)

Si tratta in pratica di un database distribuito, ossia un insieme di dati che non risiede solo in un posto, ma in migliaia di server sulla Rete, e chiunque può vedere le transazioni registrate, o meglio leggere la chiave pubblica. Ogni transazione è quindi un record che viene inserito insieme agli altri in blocchi, e poi legati tra loro tramite una chiave crittografica ed il timestamp, ossia la data e l’ora, formando così una catena che ha la propria forza nella complessità degli algoritmi di cifratura. In questo modo i passaggi non possono essere alterati e rendendo quindi il dato oltremodo sicuro e privato (in realtà non è del tutto esatto).

La transazione viene validata, ossia confermata, non da un ente proprietario (come una banca), ma dai cosiddetti ‘miners’, i minatori, che prendono le transazioni in coda e ne verificano la consistenza della crittografia.

Questo sistema garantisce in particolare la tracciabilità della transazione, e quindi rende certa la catena dei passaggi; Blockchain è maggiormente conosciuta per i Bitcoin di cui si sente a volte parlare in particolare per transazioni poco lecite o che non si vuol far passare dai canali ‘ufficiali’. Il sistema è molto solido e sicuro, tanto che alcune grandi banche, come Goldman&Sachs, stanno studiando il sistema per implementarlo nelle proprie operazioni.

Come avrete capito, il sistema funziona bene per movimenti di bit, un po’ meno per spostamento di atomi. Quindi vengono utilizzate per i movimenti di denaro, per criptare la corrispondenza via email, o il passaggio di un software da uno sviluppatore ad un altro, ma sono di difficile implementazione quando si tratta di tracciare oggetti, come ad esempio bottiglie di vino.

Il problema della tracciabilità del vino è particolarmente sentito per i collezionisti e le case d’aste, che già negli anni passati hanno subito truffe piuttosto grosse.

Vino e Internet of Things

La parte dell’articolo citato che mi convince di meno è quella di imprimere la sigla del bitcoin trasferito (ossia dell’atto di proprietà elettronico) sul tappo o sulla bottiglia; considerando che le truffe sono avvenute utilizzando vere bottiglie e veri tappi (con vino naturalmente molto finto), direi che la proposta non sta per nulla in piedi.

I wonder if companies would want such an exact record of every sale they make to be made public. Even public companies with reporting requirements don’t drill down to that level of detail. (utente bg370 su Reddit)

Si potrebbe però utilizzare un RFID o un TAG, ossia uno di quei piccoli dispositivi che ormai stanno appiccicati ad ogni prodotto nei supermercati: non sono altro che trasmettitori radio che contengono, cifrate, le informazioni sul prodotto. Al momento in cui passano in cassa, vengono spenti, così che l’oggetto acquistato possa passare attraverso i rilevatori senza farli suonare.

Ecco allora che l’idea della Blockchain può essere una buona idea se collegata con la IoT, la Internet of Things, ossia più prosaicamente, l’Internet delle Cose (speriamo che trovino presto un nome migliore, che questo non si può proprio sentire…). Già a gennaio Disrupting Wine aveva affrontato l’argomento Blockchain e IoT, giungendo alla conclusione che è necessario associare alla bottiglia di vino anche un dispositivo connesso alla Rete, in modo da avere un legame fisso tra atomi e bit, come avrebbe detto Nicholas Negroponte.

Peter Peh, CEO of Hellosent presented a use case for the blockchain and the Internet of Things: using the blockchain to provide a medium to support automated smart contracts in turn connected with sensors to enforce contract requirements. As an example he used a wine shipment. (SiliconAngle.com)

L’articolo di oggi sul sito della BBC conferma questa tendenza, prendendo l’esempio di società come HelloSent che sta sviluppando un sistema per la tracciatura delle bottiglie di vino, presentato alla Blockchain Conference di San Francisco lo scorso 7 marzo.

L’utilizzo di dispositivi attivi di tracciatura sulle bottiglie, consentirebbe inoltre di verificare che il vino durante il trasporto sia stato mantenuto alle condizioni ambientali corrette, come temperatura e umidità, ed in caso questi valori non siano stati rispettati, annullare il contratto di acquisto da parte del cliente.

Alla velocità con cui il mondo delle New Tech si sta muovendo, e visto l’interesse di grosse banche all’argomento Bitcoin, presto aumenteranno le società che si dedicheranno allo sviluppo di software e dispositivi per la tracciatura degli oggetti, creando quindi nuove possibilità nell’uso sia della IoT che di Blockchain.

I vignaioli europei, e quelli italiani ancor di più, dovranno muoversi velocemente anche loro, se non vorranno essere travolti dalla forza commerciale di Nuovo e Nuovissimo mondo nella nuova era della Internet of Wine (c).

Un pensiero su “Vino, Blockchain e IoT”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.