Dopo qualche giorno di assenza dovuto a problemi sul server che mi ospita, ritorno con la classica rubrica del mercoledì, girando tra le notizie del wine web.

In Svizzera fanno il vino

Iniziamo con un articolo del Wall Street Journal sui vini europei, in particolare su quelli poco noti come i vini della Svizzera. Scopriamo così che i vini svizzeri non sono a basso prezzo e che, vista la poca produzione, praticamente li bevono tutti loro. Può essere un interessante argomento di discussione questa estate, giusto per uscire dalle solite etichette.

Affinare, invecchiare, aspettare. O bere subito?

Interessante anche la domanda che si pone Steve Heimoff sul blog della cantina Kendall-Jackson: vogliamo ancora aspettare 10 o 15 anni per degustare un vino? Il buon Steve infatti considera che oggi il vino, grazie alle tecniche di vinificazione, ha meno necessità di essere invecchiato, perché soprattutto i tannini sono meno aggressivi e, quindi, non necessitano molti anni per far depositare i propri sedimenti. Singolare modo di ragionare, che ruota soprattutto alle esigenze della cantina che non a quelle del consumatore.   Rimanendo sulla tecnica, troviamo su The Academic Vino un articolo che ci parla di estrazione di polifenoli, di cosa siano e dove si trovino e, soprattutto, di una tecnica innovativa per migliorarne la concentrazione nei vini. Invece di lavorare su temperatura e tempo di macerazione, si possono usare campi elettrici ad impulsi, in modo da poter mantenere l’uva alla sua temperatura ideale per l’estrazione. La tecnica è ancora sotto studio, sperimentando vari tipi di intensità e frequenza degli impulsi.

Metto il vino in fresco

Arriva l’estate e sorge il problema: come mantengo fresco il vino per un picnic all’aperto? Domanda fondamentale di ogni enoappassionato, naturalmente. Ma niente paura, in questo articolo su Cool&Wine troverete di certo l’oggetto che fa per voi. Ce ne sono per tutti i gusti, dal calzettone in silicone per proteggere il bicchiere al Wine Sack, praticamente una borsa dell’acqua calda per il vino, che viene via al prezzo di quasi 70$. La cosa più economica è comunque il Vinderpaint, in pratica un copribottiglia in cotone e silicone che è utilissmo, recita la pubblicità, per coprire l’etichetta del vino quando andate ospiti a cena. Ma che schifo di vino portate???

Vermouth Down Under

A me gli australiani che fanno il vino fanno sorridere. Capiamoci, alcuni vini Down Under non sono male, ma ricordo ancora, durante il corso AIS da sommelier, quanto venivano osannati i produttori di vino australiani, presi come esempio di innovazione e di creazione di vini moderni. A quanto pare invece, tutta questa tecnologia ha potuto poco per aumentare la qualità del vino, vista la situazione del mercato di laggiù. Tant’è che, ci spiega GoodFood, ora in Australia si inizia a produrre anche Vermouth. Non vi impressionate, quando leggerete l’articolo, visto che praticamente è un trattato di chimica botanica.

I punteggi prima del vino

Chiudiamo qui con un articolo serio sul blog di Tim Atkins, dove risponde punto per punto alle critiche che gli hanno rivolto riguardo alcuni articoli sull’inflazione di alti punteggi riguardo ai vini en-primeur di Bordeaux. La questione, per chi segue queste cose, è piuttosto seria. Spesso i vini vengono venduti ancora prima di essere imbottigliati, semplicemente sulle valutazioni di importanti maitre-à-pensier del mondo del vino. L’articolo, e quelli linkati, va letto con attenzione. Di sicuro, il vino di Bordeaux è diventato da qualche decennio un fenomeno più di marketing che enologico, e la diminuzione della sua qualità media va di pari passo all’aumento dell’export soprattutto in Cina. C’è da pensarci attentamente.

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