Che noi siamo il Vecchio Continente non c’è dubbio, da noi arriva tutto sempre dopo, i film, la musica, la crisi edilizia, quella finanziaria.

Il futuro, anche nel vino, è in Australia e, naturalmente, negli USA. La lattina, The Can.

A Miami gli Amici del Vino in Lattina (Friends Wine In A Can) hanno annunciato una parnership con la Spirit Airlines per la vendita di vino in lattina, come se fosse il più peggior chinotto o acqua tonica, ad un prezzo di 7$. E non avrete nemmeno bisogno di usare il bicchiere.

Più leggero il contenitore, riciclabile con meno dispendio di energia e CO2, niente carta per l’etichetta ma stampa direttamente sul contenitore, una quantità bevibile anche dal singolo (250 ml, un terzo di bottiglia, un paio di bicchieri) senza preoccupazioni di alcol test; l’uso della lattina sembra stia diventando la nuova tendenza del bere di qualità (insomma).

Che vino si beve in lattina?

Ancora con i discorsi sulla qualità del vino, sul terroir, sulla zonazione? Ancora a chiacchierare se la solforosa ci va o non ci va, se sia meglio il guyot francese o il cordone speronato.

underwood vino lattinaNon diamo troppa importanza al contenuto, siamo nell’era del contenitore, pratico, bello, ce ne possiamo sbarazzare e gettarlo in qualunque cestino per l’alluminio, non vi preoccupate del vino che ci sta dentro.

E poi, la maggior parte dei consumatori, come si legge qui, è praticamente indifferente al fatto che il vino debba stare dentro una bottiglia o, peggio ancora, in una magnum. 

Vini francesi come moscato bianco e moscato ciliegia (ehm….) sono immediatamente disponibili senza bisogno di avere un bicchiere, comodi da bere in aereo o in albergo.

Una rivoluzione, con tanti tipi di vini per tutti i gusti.

Si va dai già menzionati moscati francesi (ariehm…) allo Chardonnay e lo Shiraz,  dagli Underwood pinot noir al pinot grigio della Union Wine Company, Oregon. Una ‘birrificazione‘ del vino, come scrivono su FoxNews.

A dirla tutta, più che di vini veri e propri sembra si tratti di bevande che ricordano ‘uno spritz fatto con vino e birra’ (bleah, ma io sono vecchio, yes I know), con vari gusti.

E non è un caso che l’idea sia nata dall’Australia, precisamente dalla Barokes Wines di Melbourne; laggiù, come ho scritto precedentemente, hanno qualche problema a vendere il proprio vino che nei primi anni 2000 tutti esaltavano come vini del futuro ed oggi non li comprano più manco gli ammerregani.

Così, dopo studi durati un decennio, la Barokes Wines ha sviluppato la tecnologia che consentirà loro di mettere vini di qualità (secondo loro, aggiungo io) nelle lattine. 

Il direttore operativo dell’azienda, Greg Stokes, afferma tra l’altro che l’idea gli venne quando una bottiglia di vino cadde dentro la sua Jacuzzi, e quasi si rompeva. La bottiglia, non la Jacuzzi. Una cosa che succede anche a me tutti i giorni, il piattino porta shampoo collegato all’asta della doccia è troppo fragile per poterci appoggiare una bella bottiglia di Brunello del 2004, e la lattina risolverebbe, di un colpo, tutti i miei problemi dell’igiene mattutina.

E’ dal 1996 che l’azienda ha iniziato lo studio, le ricerche tecniche, la costruzione del vino (va bè), ed i test sul packaging.

E’ importante notare che questi vini soddisfano i requisiti della tecnologia Vinsafe (TM), ossia una tecnologia di riempimento delle lattine che garantisce l’integrità, la stabilità e (pensate) la longevità del vino per almeno 5 anni. Questa è una cosa seria, nel senso che Vinsafe (TM) è diventato uno standard riconosciuto da molti paesi, come Giappone, Corea, Cina e India.

Ed è proprio l’India il nuovo grande cliente della Barokes Wine, o meglio gli alberghi indiani.

Comoda da mantenere nei frigo bar delle camere, la lattina è il nuovo must dei Top Hotel di New Delhi.

E noi, ancora a chiacchierare sul tipo di tappo o sulla relazione tra sensazioni degustative e la forma del bicchiere.

Antichi!!!!

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