I vini del Lazio

Tre assaggi di Olevano Romano DOC

milanaheader-1Quelle che seguono sono le mie note di degustazione di tre vini dell’Azienda Agricola Milana, produzione di olio e vino in zona Colle Canino a Olevano Romano, Roma.

Non fanno una grande produzione, hanno meno di tre ettari di vigna, in parte risalenti agli anni ’60. 

Le uve sono quelle tipiche del territorio, quindi trebbiano, malvasia e bombino bianco, nella sottovarietà dell’ottonese, per i bianchi, cesanese comune per il rosso.

L’azienda produce principalmente vino sfuso, sia bianco che rosso,  e solo una piccola parte viene imbottigliata. 

Mentre chiacchieravo con Giancarlo, sotto il tendone del suo banco al mercato, una cosa mi ha fatto capire che non si può sempre parlare di grandi bottiglie e di vecchie annate.

Mi spiegava, infatti, che spesso quando si nomina il vino sfuso sembra che si stia parlando di un prodotto di infima qualità, di sciacquatura.

Lui invece, ed il suo vino lo dimostra, prova a produrre con le forze che ha in modo onesto e senza eccessivi trucchi; lunghe macerazioni sulle bucce e lieviti indigeni sono sicuramente apprezzabili da parte di un vignaiolo che non è abituato ai grandi circuiti enologici e alle fiere.

E, ha aggiunto, mercati come quelli di Coldiretti o analoghi, dove a vendere sono direttamente i produttori, contadini, allevatori, sono stati per lui e per altri suoi colleghi una svolta, così da uscire dalla vendita limitata al solo circondario e far conoscere (ed ovviamente vendere) il proprio vino a qualche persona in più.

Ora, grazie a queste note di degustazione, potrete avere anche voi un’idea del tipo di vino prodotto da questa azienda.

Una aggiunta: tutte e tre le bottiglie sono state acquistate da me.

Inoltre ricordatevi che state leggendo la degustazione di vini il cui acquirente di riferimento non è uno di noi enoappassionati, ma il semplice uomo della strada, come il tizio che, mentre stavamo parlando, ha comprato una tanichetta in plastica da 3 litri rosso solo perché la moglie gli aveva detto di farlo, e perché la volta precdente il coniglio sfumato con questo vino era venuto buonissimo ed era piaciuto tanto anche alla cognata.

E’ forse poco gratificante, per il produttore, ma chi compra il vino tutti i
giorni, non vuole fare abbinamenti perfetti o fare lunghi elenchi di riconoscimenti olfattivi; vuole un buon prodotto da bere, digeribile e possibilmente a prezzo contenuto.

Colle Canino IGT Bianco 2011

Le uve utilizzate sono trebbiano, malvasia e ottonese, una varietà locale di bombino bianco.

Il colore è un bel giallo dorato chiaro, limpido, trasparente. 

I profumi sono molto lievi e corti, una buona ossigenazione fa apparire un sentore di crosta di pane e di fiori gialli, ma sono piuttosto sfuggenti, tanto da non avermi dato modo di capire se ci fosse anche dell’ananas o no. 

Alla bevuta si presenta con buona morbidezza e discreta freschezza, per questa tipologia di vini. Lascia il palato profumato ed equilibrato, senza alcun senso di amaro di ritorno. 

Costo 3€

Colle Canino DOC Cesanese di Olevano Romano 2010

Qui abbiamo un vino che ha già due anni, cesanese comune in purezza.

Il colore è di un rosso scuro e profondo, quasi per nulla trasparente.

Anche qui i profumi sono lievi e molto evanescenti, il bouquet è limitato al floreale della viola ed il fruttato della mora, sebbene si senta, pur se vaga, una gradevole traccia agrumata.

Al palato riscontriamo in ogni caso una buona corrispondenza con l’olfatto, freschezza inaspettata e tannini per nulla invadenti; l finale invoglia volentieri ad un secondo sorso, grazie alla sua naturale bevibilità e semplicità. 

Costo 5€. 

Colle Canino DOC Cesanese di Olevano Romano 2010

Questa seconda bottiglia, venduta con un cartello con scritto “Doppia Fermentazione” è ottenuta anch’essa da cesanese comune, ma utilizzando il metodo del governo alla Toscana.

Per chi non lo sapesse, il metodo consiste nello scegliere i grappoli migliori e farli appassire per almeno sei settimane, mentre il resto del vino fermenta. Alla fine della fermentazione si aggiunge il mosto ottenuto dallle uve precedente appassite che fa ripartire la fermentazione.

Giancarlo mi ha raccontato che il 2010 è stato un esperimento deciso insieme al loro enologo, e che a causa delle basse temperature di cantina la seconda fermentazione non voleva saperne di partire, finché la temperatura non è stata ‘aiutata’ con un piccolo termosifone portatile.

Il metodo del governo alla toscana è stato usato da almeno due secoli  sia a Olevano Romano che nella zona del Piglio, ma non viene più usato per via del maggior lavoro e dei rischi che comporta. Merito quindi a Milana di aver ripreso questa tradizione enologica.

Anche qui siamo in presenza di un vino di colore piuttosto scuro e profondo, un rosso porpora molto carico e poco trasparente.

I profumi sono però più interessanti rispetto al precedente rosso, più lunghi e complessi. Si sente l’agrume e la mora, una lieve balsamicità ed un bel sentore di foglia di alloro. 

All’assaggio è lievemente abboccato, e questo gli conferisce una morbidezza rotonda per nulla disprezzabile. Acidità interessante che riporta all’arancia sentita al naso, tannini delicati e di poca forza, peraltro gradevoli in tutto il cavo orale. Un ritorno di freschezza lascia la bocca profumata ed in buon equilirbio.

Costo 9€.

Conclusioni

Sicuramente non stiamo parlando di vini con ampi riconoscimenti olfattivi o con strutture importanti; in questa categoria però potrebbero dare qualche punto anche a vini più blasonati e noti della categoria dei commerciali da GDO e anche di qualcuno che si assaggia in certi corsi da Sommelier molto costosi.

Inizio a pensare che prima di parlare di alta enologia, naturale o industriale, sia necessario capire come lavora un produttore veramente piccolo, con le proprie forze e spesso senza potersi confrontare con altre realtà, senza poter partecipare a fiere e convegni.

Insomma come fa il vino un onesto vignaiolo.

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