consorzio-300x298Questa è una selezione dalle note raccolte in occasione dell’Anteprima del 21 febbraio 2013 presso la Fortezza di Montepulciano. Vagliando i 69 vini presentati sono arrivato a questa sintesi che rappresenta abbastanza fedelmente la denominazione nei suoi tratti comuni – meno, forse, in quelli differenziali, resi efficacemente da pochi produttori, uno solo dei quali ha presenziato all’anteprima.

Più in generale, questa selezione include le versioni di interesse secondo il mio giudizio personale e sindacabilissimo. In proposito premetto un’avvertenza: considerate l’irrisoria età e la presenza di numerosi campioni da botte, qualsiasi commento andrebbe improntato alla cautela e non dovrebbe prescindere – ipotesi assai improbabile – da una ripetizione della prova a distanza di un anno. Con vini di età e condizione come quelle attuali è difficile interloquire.

Soprattutto, il rischio di giudicarli ingenerosamente è alto. Di alcune prove, peraltro, non farò menzione perché omologabili secondo un fattore al quale – sia detto con rispetto e senza pretese altre dall’esercizio del gusto personale – non riesco a guardare con neutralità, tanto meno con benevolenza: l’invadenza del legno e i suoi tipici lasciti, aromi e astringenze super-tostati, super-speziati e verdi. Un legno distante dalle altre componenti del liquido, vessatorio e mordente, capace solo di ottundere o persino di recidere lo sviluppo gustativo.

Vino Nobile di Montepulciano 2010

Tenuta di Gracciano della Seta. Naso intenso di amarena, timo, cenere e circoscritto da sentori di legno aromatico (ginepro, rosa), note lievi di vinile e conserve di frutta. Bocca leggera, di convincente impatto acido, dagli intensi sapori di frutta rossa e con leggera speziatura (cannella, noce moscata). Allungo lento, di bassa tensione, suadente, con note dolci di frutta matura e caramellata in persistenza. 

Casale Daviddi. Mimetico e compresso alla prima olfazione. Con l’areazione si dispiegano profumi di frutto scuro maturo, granatina, caramella alla fragola. Al sorso spiccano sapidità e presenza, espressa come sensazione pressoria. Tensione non blanda, continua, riconoscimenti abbastanza definiti di prugna e ribes, più lievi di pancetta, cannella, viola. Persistenza abbastanza lunga e certamente nitida sulle note di frutto.

Icario. Sottobosco, prugna matura e in marmellata, fieno, vinile e corteccia. Bloccato alla prima impressione, poi quasi sfocato nella resa aromatica la cui impronta prevalente è ancora quella fermentativa. Impatto deciso al palato, con tannini foderanti e impressioni speziate, buono slancio che tuttavia si diffonde fino quasi a risolversi, cedendo al ritorno prepotente di tannini oltremodo asciutti, recisi, non croccanti.

Tenuta Trerose. La zona cambia (Valiano rispetto a Pietrose) ma curiosamente l’espressione lo avvicina molto al precedente per l’approccio esitante, che non si risolve in imprevedibilità. Interessanti la sfumatura marina (mollusco) e quella, molle e calda, di madia; due cammei originali per un naso più tipicamente articolato in prugna, rosmarino, foglie, terriccio, liquirizia. Bocca gentile, di misurata freschezza in attacco, evolve gradatamente verso sfumature più calde e mature molto contrastanti con trama e qualità dei tannini, ancora non infusi, anzi decisamente staccati. Persistenza su note di frutto, ginepro e chiodo di garofano, queste ultime non prepotenti.

Montemercurio “Messaggero” (campione di botte). Morbido e carnoso, ricorda frutto maturo e salagione, buccia di salame e gelées di fragola e mora. Sorso che è subito caratterizzato da tannini austeri e puntuti, poi dalle tracce di terra e cenere con il frutto in sordina. In progressione perde un poco di slancio, anche per l’irradiarsi della sensazione calorica che non trova sponda in un saliente acido. Chiusura su sensazioni “ponderali” e scie di ciliegia, granatina, rosmarino, con una deriva poco attraente verso matita e gomma pane.

 Avignonesi. Se l’obiettivo è quello di appellarsi alle abitudini e ai gusti consolidati, l’obiettivo è pienamente centrato. In questo senso, il vino è una sicurezza: speziatura fine, buona traccia sapida, articolata componente fruttata. Un cenno floreale ricercato, bella di notte e ortensia, forse appena melenso, non propriamente noioso. Impatto al gusto in larghezza e opulenza fruttata, tensione bassa ma continua, ben sostenuta dalla freschezza di fondo e dall’inattesa vena minerale (salata ed ematica). Peccato che il contenitore smorzi una progressione divertente, sovrapponendo alle gelatine di frutta una coltre mentolata, speziata scura, pungente di resina.

Cantina del Giusto “San Claudio II” (campione di botte). Frutta rossa e nera, prugna in primo luogo, poi mammola e mirtillo. Semplice e intenso. Al gusto è fresco, dosa la tensione e si allunga con regolarità. Semplice, quindi, anche nella dinamica. Non ha vero scatto, né grande potenza ma lo vivifica un’interessante espressione tattile, la trina fine e fitta del tannino, che finisce per spiccare il fiore e il frutto, la mammola e la fragola insieme alla gelatina di prugna. Affidabile.

Talosa (campione di botte). Se la nota di legno di rosa non insistesse, all’olfatto sarebbe di immediata e aerea semplicità: prugna, ciliegia matura, carne arrostita e viola. In bocca apre di sale e sasso, pulito, poi inizia la scansione dei riconoscimenti e nel progredire perde un poco dello slancio, ma non la pulizia e definizione dei riconoscimenti (frutta, cannella, foglia d’alloro).

Lombardo (campione di botte). Nota floreale e vegetale piuttosto articolata, con garofano, viola, patchouli, erba medica e cardo. In più, la frutta matura (prugna). Sorso rinfrescante e di piacevole sapidità, buona la fattura dei tannini, temperati e infusi, dinamica in declinare e parallelamente emergere di note fermentative molto nette. Appena disseccante e chiuso il finale.

Fattoria La Braccesca. Nitidi profumi di frutta, quadro semplice, di solarità e maturità. In un secondo momento si accentuano note gliceriche, di cappero e frutta cotta, inducendo qualche dubbio sull’esito dell’evoluzione a bicchiere aperto. A quindici minuti la prova del gusto è convincente, il liquido è fresco e avvolge bene la bocca, regala una discreta tensione e quindi la netta, aprendo al diffondersi della parte calorica e dei sapori di ciliegia e ribes.

Croce di Febo (campione di botte). Naso ritroso, fitto, si percepisce inizialmente la massa del frutto scuro, a seguire un soffio balsamico (cipresso, aghi di pino), edera, timo e foglia di mirto. Si apre molto lentamente. Bocca molto sapida e dai credibili riconoscimenti fruttati, vi sono energia e slancio, il vino procede essenziale e pulito. È più scarno dell’idea che ne aveva dato l’olfatto. Buono il ricordo di mora, meno l’insistita nota astringente a segnare il finale. 

Contucci (campione di botte). Netta la mammola come la prugna, quindi mora, carne e salvia. Espressione unitaria, sfondo di terra e pelliccia. Bocca seria, non scontata, di buona sapidità e trama fitta ma senza alcuna sensazione di pesantezza. Dinamica gustativa godibile, continua, densa di richiami fruttati (prugna). Tannino ben infuso e non invadente, finale secco, pulito, privo di ammiccamenti.

Corte alla Flora. Quadro olfattivo incentrato sul frutto scuro maturo e cotto, carne bollita, fiori, sesamo, ginepro. Si presenta al gusto fresco e sapido, ricco di sfumature floreali e con una nitida sottolineatura salina. Riverbera il frutto scuro, resiste la sua definizione nonostante le tracce del rovere – pigna, resina, cipresso e chiodo di garofano. Tannini robusti ma non incidenti sulla progressione.

Boscarelli. Frutta in gelatina, vinile, succo di ribes, gelatina medicinale. Note di legni aromatici entro i limiti della compostezza. Impatto sapido e fresco al palato, tensione immediata e poi declinante nel prosieguo, progressione declive e finale su riconoscimenti di frutta molto matura e cotta, sottobosco, noce moscata. Tannini di buona fattura.

Dei. Al naso è poco espressivo, quasi bloccato. Note leggere di marasca e prugna, sensazioni di polvere, felce e salamoia. Bocca parimenti contratta, si coglie una freschezza di fondo insieme a un cenno di frutta scura matura (mora, prugna). La ritrosia rivela comunque tannini di buona grana e una lunga scia sapida in dissolvenza.

Fanetti. Fiori (viola, iris), succo di ciliegia e gelatina di prugna uniti in un amalgama non particolarmente intenso ma finemente coeso. Al palato è molto asciutto, quasi scarno; va in direzione di un delicato ed elegante equilibrio ma è ancora frenato dal tannino, che per ora morde e ne limita lo sviluppo, incidendo anche sull’interessante traccia di sasso che emerge in persistenza.

Il Conventino (campione di botte). Buono, semplicemente buono. È presto ma non nega la sua disinvolta bevibilità, risolvendo l’irruenza giovanile in pressione e slancio. Naso di prugna, amarena, lacca, una leggera speziatura, tracce salmastre e un cenno organico (guanciale, grasso di prosciutto). Bocca centrata, esordio in freschezza. Tensione profonda: l’amalgama è certamente riuscito, è ancora solido di gioventù, svolto solo nei richiami più immediati alla frutta fresca (ciliegia, ribes rosso, acerola, mirtillo) ma prende e tiene il palato con autorevolezza. Tannini esemplari per austerità, puliti, mai invadenti. Sensazioni finali di grande pulizia, erbe fini, mora e giusta diffusione calorica a chiudere.

La Ciarliana. Solo un filo di frutto scuro e fiori sfuggono alla fittezza, alla fermezza del liquido. Bocca densa senza appesantirsi, ampia e piena ma sostenuta dall’acidità. Progressione molto graduale, non proprio agevole. Il rovere emerge in persistenza e stringe su note di chiodo di garofano e legni aromatici.

Poliziano. Naso imponente per l’idea di polpa matura e dolce (prugna, fragola), cremoso, screziato di rabarbaro, cardo, erbe amare. Al sorso prevalgono le morbidezze ma sono ben irrorate. Mineralità “scura”, cenni metallici ed ematici, poi di tubero e muschio. Tannino soffuso e dolce, che contribuisce alla sensazione cremosa e fruttata che caratterizza la persistenza.

Vino Nobile di Montepulciano 2010 “Selezione”

Lombardo “Poggio Saragio”. Rabarbaro, kren, radici e terra ad arricchire la componente olfattiva di frutto e fiore. Profilo ed equilibrio in fieri. Segnato dal rovere, che tuttavia non appesantisce il quadro organolettico, né blocca lo sviluppo: non è la dominante. 

Cantina del Giusto “San Claudio II”. Accanto ai richiami più consueti, una curiosa e variegata nota vegetale: cardo, asparago, anguria e sedano. Un ampio corredo floreale si aggiunge alla dote di frutta, anche qui con riscontri sorprendenti: mora e prugna ma anche mela annurca, passiflora, melagranata. Cenni iodati. Bocca di grande slancio ed equilibrio, la proiezione parte da una prima impressione di freschezza e grande sapidità. Tannino vellutato, inusuale per morbidezza. Persistenza lunga, ben bilanciata tra sensazioni caloriche e lunga coda acida, tattilità e calore, impreziosita dalle scie saporose di prugna matura e sale.

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