Seconda parte degli assaggi a Critical Wine.

Di Tenuta Antica, azienda agricola biologica nelle Langhe, mi sono piaciuti due vini. Il Luca è una barbera d’Asti DOCG 2011, viola e susina nette ed intense, ha dalla sua una buona freschezza ed una discreta morbidezza che la rendono molto gradevole alla beva, un vino di buon livello da bere tutti i giorni.

Il secondo loro vino è piuttosto particolare; il Novitas 2012 è un Pinot nero vinificato in bianco; una vinificazione direi particolare. Un lieve profumo di nocciola e fiori, morbido in bocca.

Dalla Cooperativa Agricola La Ginestra, l’Habemus 2012 IGT Toscana Rosso, un blend di Cabernet, Canaiolo ed Alicante; profumi lievi di ribes e ciliegia, floreale, leggera spezia di pepe bianco. Morbido al palato, il tannino non del tutto arrotondato, acidità tutto sommato discreta.

Forse un po’ più di coraggio nell’uso del sangiovese potrebbe essere una buona idea. Il loro Chianti ad esempio ha buone doti di quella freschezza erbacea che contraddistinguono questo vino, profumi terziari ancora poco sviluppati ma un buon tannino e freschezza equilibrata con le sensazioni gustative. Ha ancora bisogno di qualche tempo da trascorrere in bottiglia, senza però dover aspettare troppo.

BortolottiL’azienda agricola Maria Bortolotti è situata sui colli bolognesi, a Zola Predosa, ed è particolarmente nota per il suo pignoletto, uva tipica della zona e portata da loro a discreti livelli.

Il Mamolo 2011 fa solo acciaio, olfatto delicato di fiori gialli e nocciola, morbido e di buon tenore alcolico, è un’ottima introduzione ai vini dell’azienda; il Bosco 2011 invece fa un passaggio in legno in botti da 500 litri ed acquista così un insieme aromatico più ampio di pesca, albicocca, fieno, floreale, un finale aromatico che ricorda le spezie. In bocca si presenta con una morbidezza persino troppo grassa, ben equilibrata però dalla sua acidità e da una sapidità piuttosto spiccata.

Il Matilde 2010 è una barbera con un naso pieno di marasca e di mora, di viola e di rosa; intensi i profumi, in bocca si sente la morbidezza della vendemmia avanzata che conferisce una buona dose alcolica. L’acidità della barbera riesce a mantenere comunque equilibrato questo vino, che nel finale saluta con un ricordo di marasche sotto spirito.

Infine un pinot bianco, senza etichetta, risultato del salvataggio di una vigna poco distante, è di un caldo profumo di nocciola ed erba tagliata, note morbide floreali, pesca. Sapidità quasi importante, freschezza altrettanto, morbidezza che amalgama il tutto. Grazie a Mariana Gunter che me lo ha fatto assaggiare.

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