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Si fa presto a dire Borgogna, bisogna specificare.

Il territorio è probabilmente la più famosa regione vinicola del mondo nota per i suoi vini rossi pregiati, un insieme di piccoli paesi, villages come si dice in Francia, ognuno con la propria specificità.

E’ questo che si intende quando si parla di terroir, zone diverse nella composizione del terreno, nel clima, nel modo di fare il vino. Quando poi parliamo dei vini di Nuits St. Georges, si raggiungono punte di vero piacere fisico.

La Borgogna a Nuits-Saint-Georges

Nuits Saint Georges è una cittadina che fa parte della provincia di Beaune, dipartimento della Cote-d’Or.

Il terreno è composto principalmente da rocce sedimentarie e calcaree, che reggono bene i danni che potrebbe provocare il ghiaccio.

Oltre che per i vini, la zona è nota anche per i suoi marmi grigi e rosa, una vena dei quali passa proprio da Nuits-Saint-Georges, fino a Nevers.

Storicamente furono i monaci cistercensi, nel 1098, a costruire il primoIMG_0078_resize insediamento, erigento l’abbazia di Citeaux, che costruirono poi anche il castello di Clos Vougeot, altro grande nome del vino di Borgogna. Passarono da qui le armate dei Romani che combatterono ed inglobarono nell’Impero le varie tribù dei Galli. Il paese, le strade che escono dalle sue piazze e conducono verso le colline attorno, sono costellate di chiese in stile gotico ed in stile romanico.

Non è un caso che qui sia nato l’Ordine dei Cavalieri del Tastevin, nato nel 1703 e poi ripreso nel 1934 da Camille Rodier e Georges Faiveley, proprietario di un Domaine che produce, tra l’altro, il Borgogna rosso assaggiato come intruso nella degustazione dei vini di Montalcino a Luce44.

La degustazione

La bottiglia che ho aperto si presentava perfettamente conservata, un tappo ben bagnato e di buona fattura, cosa che non sempre si verifica anche con importanti vini rossi pregiati.

Lo apro e riempio a metà il calice, lasciandolo respirare da fermo per 15-20 minuti: tredici di anni di attesa valgono bene un quarto d’ora in più.

Non sembra avere necessità di essere decantato, anche se l’operazione di riempimento del calice avviene con la dovuta cautela.

Il colore è rosso granato, sfumature color mattone sul bordo, con un aspetto lievemente polveroso.

IMG_0076_resizeAl naso è estremamente variabile, ampio, non molto intenso, ogni volta che si annusa vengono alla mente nuove sensazioni; apre su note carnose di viola e rosa, vira sugli aromi di caramella gommosa e si attesta sul profumo netto della ciliegia, riprendendo poi sui temi vegetali di eucalipto ed ancora la viola, finendo con un leggero ricordo di pietra bagnata.  Ogni riconoscimento è netto, ma gli aromi sembrano arrivare uno alla volta come se con il tempo i vari componenti odorosi si fossero scombinati tra loro, non più legati.

Al palato presenta una buona acidità e morbidezza, sebbene sia sbilanciato a favore di quest’ultima; è netto il sapore di amarena, un po’ fastidioso a questo punto, e tannini molto fini ma senza forza. Anche in bocca è chiara la suddivisione delle varie componenti, leggermente scomposte quando arrivano nel cavo orale. Il finale è di buona persistenza, lasciando ancora il sentore di frutta rossa fresca.

La bottiglia non è stata completamente svuotata, durante il pasto; richiusa normalmente con il proprio tappo, è stata poi assaggiata ancora il giorno dopo e quello successivo ancora, niente volatile nonostante l’aria entrata in bottiglia ma anzi con profumi più corposi ed amalgamati, segno che i tredici anni di attesa avrebbero necessitato di una attesa maggiore rispetto al quarto d’ora iniziale.

Probabilmente il massimo è stato raggiunto due o tre anni fa, ma naturalmente bisognerebbe sapere come sia stato conservata la bottiglia in tutto questo tempo.

E’ un grande vino rosso, in ogni caso, io l’ho pagato scontato in una grande enoteca romana al prezzo di 43€.

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