Certo, questo è un titolo un po’ forte, dopotutto i fine wines sono in calo solo quest’anno, ma è il terzo trimestre di fila, un dato abbastanza preoccupante, per il settore. È un dato di cui tenere conto per capire se sia solo un caso, dovuto a un riposizionamento del settore o se si sta assistendo a qualche altro tipo di meccanismo. Avevo già parlato in questo post a luglio dell’andamento deludente di questo settore. Vediamo nel dettaglio cosa succede.
Il report di Liv-Ex
Naturalmente partiamo dal punto più autorevole, la ‘borsa’ inglese di scambio per i vini di alto pregio, il London International Vintners Exchange, amichevolmente Liv-Ex.
Già sulla home page del sito si vede un andamento abbastanza negativo, con luglio che è il mese del maggior ribasso delle quotazioni. Tre sono i punti da sottolineare:
- Tutti gli indici principali registrano un calo durante il terzo trimestre 2023
- Dall’inizio dell’anno la diminuzione è stata superiore al 10% sia per il Liv-ex 100 che per il Liv-ex 1000
- Le quotazioni di Champagne e dei vini di Bordeaux subiscono qualche colpo
Il Liv-ex Fine Wine 50, ossia i primi 50 vini per quotazione, ha visto un calo del 12,1%; poiché nel Q1 2023 il calo è stato solo dello 0,9% dobbiamo concludere che il problema si è verificato da aprile in poi. Nello stesso periodo anche l’analogo indice Hang Seng cinese ha avuto una performance in ribasso, scendendo del 13%. Questo è da imputare ad una generale crisi dell’economia cinese.

In generale ‘ultimo trimestre ha visto movimenti in ribasso per i principali indici Liv-ex, anche se a settembre ci sono stati quelli che gli economisti chiamano segnali contrastanti. Probabilmente è una ricerca di quel riposizionamento di cui dicevo inizialmente.
A settembre infatti il Liv-ex Fine Wine 100, che tiene conto dei primi 100 vini più scambiati, ha registrato un calo più lento rispetto al mese precedente; il Liv-ex Fine Wine 1000 invece ha subito un calo più rapido, indicazione di una certa instabilità a livello globale. I vini di Bordeaux hanno continuato a calare per il secondo mese di seguito; questa però potrebbe anche essere l’indicazione di una bolla speculativa, visto il gran numero di uscite di etichette di Bordeaux quasi sconosciute ma a prezzi elevati.
In realtà la flessione del 2023 segue un andamento positivo che durava da qualche anno, quindi potrebbe anche essere un calo fisiologico, ma potrebbe di certo dipendere dal contesto macroeconomico. I tassi di interesse che aumentano e i mercati azionari, almeno fino a settembre, sulla parte positiva dei grafici, potrebbero far diminuire la domanda di beni rifugio, come il vino, i quadri, gli oggetti da collezione in genere.
Alcuni fine wines particolari
Considerate che il report è relativo al Q3 2023, ossia settembre di quest’anno, quando ancora la crisi in Medio Oriente non aveva visto particolari escalation. In ogni caso, si possono vedere alcuni casi particolari.
L’indice dei Cult Wines degli USA è quello che ha avuto il calo maggiore a luglio, -3,04%. Considerando che il Liv ex è inglese e quindi il mercato lavora in sterline, questo potrebbe essere dovuto al rafforzamento della sterlina. I vini USA che hanno avuto il calo maggiore sono il Cabernet Sauvignon 2015 di Eisele Vineyard e il Quella 2017 di Bond. Il calo è stato del 19% e del 12% secondo Wine-Searcher.
Anche gli indici di Champagne e Borgogna sono in diminuzione, ma nel 2022 avevano raggiunto un picco decennale. Il Domaine Meo Camuzet Clos de Vougeot Grand Cruz 2010 ha avuto il maggior calo di prezzo. Qualcuno però è riuscito a migliorare, come il Domaine Anne Gros Richebourg 2016 (+7%) e lo Champagne Louis Roederer Cristal Rose 2009 (+5%).
L’indice Cult Wines Italia è stato quello che ha resistito meglio fra tutti nel mese di luglio, con una diminuzione anno su anno abbastanza modesta. L’Italia quindi si dimostra ancora una volta una buona regione per i vini pregiati, anche in momenti di difficoltà di mercato. Ad esempio il Barolo Lazzarito di Vietti 2016, che ha preso 96/100 da Wine Advocate, ha avuto un aumento del 10% mese su mese.