Francia

Domaine Laporte La Rochoy Sancerre 2010

larochoy2010Ancora un Sancerre, più fresco del precedente, di annata e di gusto.

Bevuto a Roma durante le festività appena trascorse in un bel ristorante, il Lanificio 159, che oltre ad avere un menù ben curato ed un arredamento particolare (sedie e tavoli di varie fogge e colori, il tutto talmente ben curato nella disposizione che l’effetto è molto gradevole), ha anche una carta dei vini ben curata.

La bottiglia non è stata scelta per abbinamento alla cena, visto che in tavola c’erano piatti diversi tra loro, ma perché avevo assaggiato questo Domaine molto tempo fa durante un mio servizio, quindi senza la calma necessaria a gustarlo.

Domaine Laporte produce sia Sancerre blanc, quindi Sauvignon Blanc, che Sancerre Rouge da Pinot Noir, e La Rochoy è la vigna storica del Domaine, situata nei pressi di Bannay, nella parte più a nord dell’appellation di Sancerre, proprio dove la Loira forma un’ansa per gettarsi ad ovest proseguendo verso Orleans da dove, continuando a curvare, si getterà dopo un viaggio di 400 km, nell’Oceano Atlantico attraversando la cittadina di Saint-Nazare.

La Loira, oltre ad essere il fiume più lungo di Francia (circa 1000 km), è sicuramente un fiume adatto al vino.Schermata 2013-01-10 alle 01.42.45 Sancerre non è che una delle zone vinicole bagnate e temperate dalle sue acque; prima che termini la sua corsa sono numerosi i vitigni che approfitteranno del suo corso, come gli chenin blanc di Roche aux Moine e di Coulée de Serrant.

Il Sauvignon Blanc di La Rochoy proviene da un terreno omogeneo, a differenza della zona più a sud di Sancerre dove in genere le vigne poggiano su un puzzle geologico. Qui invece siamo in presenza di silice e argilla, che già da sole descrivono tutta la mineralità di questo vino.

Il Domaine Laporte La Rochoy Sancerre 2010 sprigiona nel bicchiere una luce particolare, i riflessi verdolini a volte esplodono nel bicchiere in piccoli lampi luminosi. 

Al naso si apre senza ritrosie, la sua mineralità ricorda inizialmente molto più la frutta che non la pietra; dopo qualche istante di attesa è però il terreno a farsi avanti, mescolando gli aromi di pera e di mela con quelli lievemente più profondi dell’argilla bagnata e lievemente fumosi. 

Il palato è naturalmente, e decisamente, minerale, ma qui è la frutta a dominare, mela verde e limone, il terreno si ritrova più nella salinità che nel minerale.

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