Vinitaly 2014Stavo preparandomi a scrivere due righe di riflessione sulle mie due giornate veronesi tra Vinitaly e Cerea, quando mi cade lo sguardo su questo post su Intravino e mi dico: accidenti, Fiorenzo Sartore ha già detto tutto quel che volevo dire io.
Non fa niente, scriverò lo stesso qualche riga sperando di aggiungere qualcosa in più.
Il Vivit dà l’impressione di essere un cane in chiesa, ed il mio apprezzamento va tutto ai cani.
Innanzitutto girando tra i banchi è facile assaggiare qualcosa, la dimensione più umana della logistica e soprattutto il bicchiere con tracollina fornito all’ingresso, agevolano l’avvicinamento ai banchetti.
Che sono poi proprio banchetti, fatti con semplici tavole sui cavalletti.
Trovare i produttori presenti ai banchi è un plus non da poco; conoscerne la gran parte, anche.
Fa un po’ tristezza il recinto in plexiglass, da dove si può vedere tutto il Resto del Mondo aggirarsi con le cartelline sottobraccio o i tablet. Fa molto Stargate, tutto questo, con noi dalla parte buona dell’Universo.
Il Vinitaly è, al contrario, una delle più variopinte bolgie che esistano ad aprile, seconda forse solamente alla santificazione dei Due Papi che avverrà domenica prossima qui a Roma. Che però non fanno tutti gli anni.
Per un panino, al banco situato al padiglione Lombardia, si attende una buona mezz’ora, e bisogna mangiarlo ingollando bevande scure e gasate o acqua, che andare ad uno stand che propone bollicine chiedendo un bicchiere pieno non è possibile.
Anche perché il bicchiere non ce l’hai.
Vinitaly 2014Un bell’assaggio però l’ho fatto, dentro il Vinitaly, per l’esattezza nello stand dell’Emilia Romagna al banco dei vini di Marta Valpiani.
Appollaiata sul suo sgabello la sempre-nonostante-tutto-sorridente Elisa Mazzavillani ha sfoderato una vera chicca.
Tra parentesi, un vino che pare non produca più, al contrario di quanto vorrebbero i molti aficionados che questo vino già lo conoscevano.
Sto parlando del Delyus 2011, bianco fermo da Albana, Grechetto e Pignoletto, vinificazione separata e, per pignoletto e grechetto, permanenza sulle fecce per 10 mesi.
Dal bicchiere si aprono profumi di albicocca ed agrume, la nocciola, il vegetale dell’erba appena tagliata.
Freschezza al palato e sapidità sono ingentilite dalle note morbide del frutto, un finale quasi salato che stupisce positivamente.

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