Il Vigneto Rosso è l’unico quadro che Vincent Van Gogh riuscì a vendere mentre era in vita.
Fu dipinto nel mese di novembre del 1888 in Provenza, in un campo privato nei dintorni di Arles dove il pittore rimase per quasi un anno e mezzo prima di andarsene ad Auvers, dove sarebbe morto nel 1890.
Gli anni della filossera
Gli anni della fine del XIX secolo sono i più funesti nella storia della vite, a causa dell’epidemia di filossera che distrusse l’85% del patrimonio viticolo europeo.
Il parassita arrivò per nave, insieme ad alcune barbatelle che dagli Stati Uniti arrivarono a Bordeaux; nelle Americhe infatti le viti locali avevano avuto il tempo di proteggersi contro questo piccolo afide.

Nella vite americana la filossera sviluppa le proprie uova sulla corteccia; da qui, ad inizio primavera, gli afidi femmina migrano verso le foglie pungendone la pagina superiore e provocando delle ‘galle’, ossia delle sacche, dove vengono deposte altre uova. Si sposta poi verso le radici che però non vengono completamente perforate e quindi il nutrimento continua a poter arrivare al resto della pianta.
Le viti europee, invece, si trovarono completamente indifese davanti alla filossera, che forando le radici succhia completamente la linfa che così non sale più a nutrire foglie e frutti, e riuscirono ad essere indenni solo alcuni vigneti che si trovavano in terreni inadatti all’insetto, ad esempio i terreni sabbiosi o quelli di origine vulcanica.
Il risultato fu spaventoso: campi interi di viti che si seccavano senza che nessuno, apparentemente, riuscisse a far niente per fermare la strage.
Fu merito del professor Planchoin di Montpellier individuare sia l’origine americana dell’afide che, quindi, la soluzione: innestare la vite europea sulla radice di quella americana. Fu in quel periodo, inoltre, che si iniziò ad usare lo zolfo come prodotto fitosanitario nelle vigne.
Tra l’altro, questo è anche il motivo per cui i vitigni francesi sono distribuiti in tutto il mondo: Chardonnay, Merlot, Cabernet, già innestati, furono importati dalla Francia in sostituzione di quelli indigeni che stavano morendo.
La soluzione di Planchoin però nel 1888 doveva ancora arrivare, e l’unica soluzione conosciuta era piantare i vitigni nei terreni sabbiosi, dove la filossera (che ancora non si conosceva) non riusciva a scavare per spostarsi da una vite all’altra.
Van Gogh ad Arles
Ad Arles, Van Gogh visse per qualche mese insieme a Gauguin, con il quale andava a cercare panorami e viste che potessero soddisfarli entrambi per i loro quadri.
Paul Gauguin arrivò a fine ottobre, e Van Gogh quindi dipinse il Vigneto Rosso in compagnia dell’amico, a memoria, una sera a casa dopo essere tornato dalla solita passeggiata.
Il vigneto è ritratto durante la vendemmia, tardiva a causa delle piogge autunnali che nel 1888 erano iniziate senza quasi smettere fin da settembre. Probabilmente quel giorno di novembre, forse il 15, da una lettera di Gauguin al fratello Theo, era uno dei primi senza pioggia e i contadini erano riusciti ad aspettare tutto il giorno che il sole asciugasse almeno un poco le piante, iniziando a vendemmiare quasi al tramonto. L’impianto ad alberello e le viti basse costringono le donne a vendemmiare chine tutto il giorno, come se stessero spigolando grano, e forse è questo che al pittore ha dato l’ispirazione per dipingere il quadro, un vigneto come un campo di grano in cui il giallo degli steli è sostituito dal rosso delle foglie.
Uve provenzali che maturano così tardi sono, ad esempio, la Grenache ed il Carignan; quest’ultima è un’uva di poca qualità ma di grande resa, e Van Gogh scrisse al fratello di aver dipinto un ‘vigneto rosso, tutto rosso come il vino rosso’.
E’ certo che il rosso ed il verde sono, per Van Gogh, i colori delle passioni umane più sfrenate. Pian piano la convivenza con Gauguin si deteriora, per colpa di Vincent, che un giorno dopo una discussione rincorre il pittore francese con un coltello.
Per punirsi del proprio comportamento Van Gogh si taglierà l’orecchio e Gauguin, spaventato, il giorno dopo tornerà a Parigi.
Il quadro fu venduto ad Anna Boch, pittrice essa stessa e collezionista, sorella di Eugéne Boch, impressionista ed amico di Van Gogh. L’acquisto fu fatto da Anna probabilmente per dimostrare la sua vicinanza al pittore, fino a quel momento poco gradito alla critica.
Il costo fu circa 400 franchi dell’epoca, all’incirca 1500€ oggi, e rivenduto per 10mila franchi alla galleria Bernehim di Parigi, è passato per altre mani ed arrivò a Mosca nel 1906, dove rimase in casa del collezionista Shchukin, nel 1917 diventata Museo Statale d’Arte occidentale.
Oggi si trova al Museo Pushkin delle Belle Arti di Mosca.
nota: riferimenti Iononcercoiotrovo, Vincentvangogh
Ho letto con interesse e passione quanto trattato: in primis, perchè amante dei dipinti di Vincent Van Gogh, del suo impressionismo, della sua capacità di far vedere quasi viva la natura e, comunque, quanto dipinto;
poi, perchè cultore e coltivatore della vite in terre Salentine, dove si produce il Negroamaro d.o.c. e il Primitivo.Infine, ma non per ultimo, per quanto sapientemente dettagliato sulla raccolta, sul periodo, sui sacrifici delle donne, sulle varietà e sulla distruttrice fillossera. COMPLIMENTI. Professor, Guido Pagliara.
Professore, che dirle. Grazie davvero.
Stimatissimo Rolando,
noi salentini, siamo fatti così: abbiamo un cuore pulsante, caldo; il nostro approccio all’altro è istintivo. Immediato. Di getto all’altro, quando si coglie empatia determinata.
Togliamo il professore, quindi, e se tu sei d’accordo, chiamiamoci per nome.
Caro Rolando, se qualche volta dovessi venire a Lecce, fammelo sapere, se vuoi. Avrei piacere di farti visitare “Cantine Due Palme”, di cui sono socio e consigliere del Presidente Angelo MACI.
E’ una bellissima realtà. Da conoscere.
Comunque, mi farò sentire, e pure tu, fallo, se puoi.
La mia mail, la conosci. Ti saluto con stima. Guido
Appena avrò la possibilità, verrò a trovarti di sicuro