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Vini naturali in California

Anche nella Central Coast in California il dibattito sul vino naturale, o ‘raw wine’, è piuttosto animato, e sempre più produttori locali producono quantità, ancora minime, di vino con interventi ridotti al minimo, mentre rivenditori, enoteche e wine bar iniziano ad avere qualche buona etichetta, locale o di importazione.

Le opinioni di produttori e rivenditori

Il wine director del Michael Mina Group, Rajat Parr, lo definisce così:

È vino nella sua forma più pura, succo di uva e nient’altro, la nuda espressione dell’uva e del territorio

Parr è stato il fondatore del collettivo In Pursuit Of Balance (IPOB), ora chiuso, ed è fautore dei vini naturali. Attualmente, produce il Sandhi e il Domaine de la Cote Wines, due etichette della regione di S.ta Rita Hills, vini che si distinguono per le vendemmie anticipate, estrazione minima ed un uso giudizioso di solforosa. 

Anche il proprietario di Giornata Wines, Brian Terrizzi, è convinto dal vino naturale che, afferma: 

nasce soprattutto dai produttori più piccoli, che tentano di combattere l’industrializzazione del vino ed hanno deciso di tornare alle basi di quest’arte

Cibi e vini naturali

Il movimento dei vini naturali, continua Terrizzi, è in stretto contatto con quei consumatori che, a proposito di cibo, sono desiderosi di sapere da dove arrivino gli alimenti, come vengono prodotti, e li acquistano seguendo le stagioni e non il mercato. 

Ovviamente, cercare di definire il vino naturale è un territorio infido.

Il proprietario del Satellite wine bar di Santa Barbara, Drew Cuddy, ha deciso di vendere solo vini naturali nel suo negozio, ma si rende conto che la definizione di vino naturale spesso dipende da chi lo produce. Per qualcuno è vino senza aggiunta di elementi estranei, inclusi i famigerati solfiti. Per altri la solforosa è lecita, ma i sistemi di produzione devono essere di tipo biodinamico o strettamente biologici. 

Drew si rende conto che forse non aggiungere solforosa per niente potrebbe essere pericoloso, ma si è ovvio che alcuni vini vengono praticamente uccisi da troppa sostanza, così occorre trovare un compromesso nelle quantità ammesse.

Questa attenzione però fa nascere sia vini con gusti ed aromi completamente differenti da quelli a cui il mercato è abituato, che vini più classici. 

Vini naturali, livelli differenti

Secondo Parr, in una intervista a Wines&Vines, i vini naturali hanno molti livelli differenti. Esistono i vini naturali estremi, i cosiddetti 00-wines, e quelli con solforosa aggiunta. In ogni caso questo metodo di produzione regala vini che variano anche in modo significativo con l’annata, e rischiano di essere modificati da temperatura ed umidità durante il trasporto. 

Così, anche in California si parla delle famose ‘puzzette’ dei vini naturali, cosa ormai superata dal mercato più maturo di Italia e Francia, un argomento che i detrattori dei raw wines usa per dimostrare che fare vino con questi metodi non porta a nulla di buono, diminuendo in pratica la qualità del vino. E che spacciare acidità volatile ed ossidazione come una qualità è completamente sbagliato. 

Senza uno standard o una disciplina, i produttori possono posizionarsi nel segmento dei vini naturali anche con prodotti di bassa qualità, dice Brian Terrizzi.

E’ questo uno degli aspetti che il giovane movimento dei vini naturali negli USA deve controllare attentamente per non rischiare che diventi il suo tallone d’Achille, e per non giustificare l’incompetenza di alcuni vinicoltori. 

In realtà anche negli USA si rendono conto che migliaia di prodotti contengono la parola ‘naturale’ senza che vi sia una definizione reale di cosa questo voglia dire. 

Gusto del mercato o gusto naturale?

Cambiare i gusti che il mercato ha consolidato non è però semplice. La giornalista francese Orianne Nouailhac, che scrive sul magazine Vigneron, ha raccontato che durante una sua recente visita negli USA molti ristoranti le hanno servito vini naturali che, in realtà:

erano spesso pieni di difetti. Mi sento offesa nel vedermi servire vini ossidati o puzzolenti con la scusa che sono naturali, mentre invece dovrebbero finire direttamente nel lavandino

Ancora Rajat Parr prende le difese di questi vini, sottolineando che il termine difetti potrebbe essere relativo. Gli aromi, il gusto, dei vini naturali, non sono convenzionali. Per alcuni possono essere difetti, per chi è abituato ai vini convenzionali e piatti, mentre per gli amanti della naturalità, molti di questi non lo sono.

Drew Cuddy sta andando verso un bilanciamento della quantità di solforosa, in modo da garantire anche in un vino naturale la pulizia e la qualità, iniziando soprattutto dal lavoro nella vigna e curando l’intensità del frutto e degli aromi secondari e terziari. La sua idea è produrre vini che vengano ricordati per la loro individualità, e che non vengano rovinati da un anno in bottiglia. 

Ancora con la solforosa?

Come vedete, anche negli USA il dibattito sui vini naturali si focalizza soprattutto sulla quantità di solforosa, argomento che qui da noi ormai praticamente non usa più nessuno che voglia fare una critica, ma seria, ai vini naturali. In ogni caso, Drew ha portato nei suoi punti vendita parecchie etichette di vino naturale. 

La gran parte dei produttori della vecchia scuola, aggiunge Terrizzi, hanno prodotto vino naturale senza saperlo, e imbottigliando ottimi vini. I suoi vini, spiega, si identificano con i vini naturali senza tuttavia adottarne l’etichetta.. 

Per ora, dice, si limita ad intervenire il meno possibile nel processo di produzione, intervenire con sostanze o pratiche che non fanno parte del naturale modo di fare il vino.

Ed in realtà, forse ha trovato la miglior definizione possibile.

Potete leggere l’originale dell’articolo qui: https://www.winesandvines.com/news/article/196373/Natural-Wines-Come-to-Life-on-Central-Coast#.Wp6_ov_0P98.facebook

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