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Ancora in circolazione le bottiglie di Rudy Kurniawan

Quando viene scoperta una truffa basata sulla contraffazione di vini pregiati, non basta mettere agli arresti l’autore ma occorre trovare tutte le bottiglie che ancora sono in circolazione.

Migliaia di bottiglie false in circolazione

Le migliaia di etichette falsificate da Rudy Kurniawan dieci anni fa, non sono state recuperate tutte, parecchie migliaia sono ancora in circolazione e vengono acquistate, a volte anche consapevolmente, dai collezionisti.

Anzi, forse il fatto che sia proprio una di quelle bottiglie, ne accresce il valore, vai un po’ a capire la mentalità di uno che colleziona bottiglie di vino invece di berle.

È interessante l’intervista che Maureen Downey ha rilasciato a Meininger’s lo scorso aprile, dove ne parla diffusamente.

La signora Downey è una wine detective, lavora cioè per smascherare le false bottiglie che vengono vendute alle case d’asta a discapito di clienti facoltosi che pensano di acquistare una cassa di Chateau Lafitte del 1950 mentre si stanno portando a casa del Merlot cileno.

La detective del vino

Lavorando prima come sommelier e poi come direttore delle vendite presso prestigiosi ristoranti, aveva modo di vedersi passare vicino parecchie bottiglie pregiate, così iniziò a studiare come erano fatte.

Il tipo di vetro, il disegno dell’etichetta, l’inchiostro, il font dei caratteri, sono tutti particolari che potevano deporre a favore, o contro, l’autenticità della bottiglia. E naturalmente le ricevute degli acquisti. 

Quando entrò in contatto con Rudy Kurniawan, alcuni particolari la insospettirono, uno di questi fu proprio che nessuno degli acquirenti si preoccupava di visionare le ricevute o le bolle di consegna dei vini che Kurniawan diceva di avere acquistato. 

Nessun giornalista avrebbe detto o chiesto nulla, perché non volevano che la festa finisse. Era più divertente per loro non fare domande e continuare a ricevere gli inviti alle aste ed alle feste. (Maureen Downey, dall’intervista)

L’unica che ascoltò i suoi dubbi fu Jancis Robinson. Era il 2006.

Truffe dei vini, un meccanismo che fa arricchire in tanti

Secondo Downey, ci sono ancora bottiglie contraffatte per almeno 500mila dollari; il meccanismo, spiega, è semplice: 

Se ho un cliente con un vino contraffato, [la casa d’aste] gli ridarà indietro i soldi, si farà ridare le bottiglie e farà firmare un NDA (Not Disclosure Agreement, un accordo di non divulgazione, NdA). Sappiamo che quelle bottiglie non verranno distrutte. Se lo fossero, ci sarebbe un cattivo ritorno di immagine [per la casa d’aste]. Ma loro non vogliono questo. Così i vini finiranno di nuovo in circolazione. Vengono venduti in Cina, da intermediari. (Maureen Downey, dall’intervista)

Nonostante le leggi sulla contraffazione in Cina siano diventate più severe, specialmente dopo la truffa delle bottiglie di Lafite di qualche anno fa, i prezzi dei vini pregiati continuano a salire e questo fa gola ai truffatori.

Costi elevati contro la contraffazione

Downey è convinta che il 20% del valore del vino mondiale sia basato su vini contraffatti, e non solo vini pregiati, ma tutti i tipi di vino. 

Ne sappiamo qualcosa anche qui in Italia, dove spesso si sentono notizie sulla Guardia di Finanza che sequestra intere cantine di vino etichettato in modo truffaldino.

A quanto pare, a nessuno importa se il venditore abbia realmente una licenza di vendita oppure no, specie se si riesce a tirar fuori un buon profitto. 

Mese dopo mese, vedo rapporti di vino da supermercato contraffatto dal Languedoc, in Francia. La scorsa settimana ci sono state mezzo milione di bottiglie di vino contraffatto in un supermercato di Bordeaux (Maureen Downey, dall’intervista

Certo, per arrivare al 20% occorre tener conto delle bottiglie con etichette volutamente errate (ad esempio con una indicazione di IGP non vera), di vino adulterato, e di contraffazione vera e propria.

Il problema però esiste, ed è piuttosto importante, visto il denaro che circola nel mercato del vino, soprattutto quello pregiato e di lusso.

Le aziende vinicole più attente alle contraffazioni spendono tempo e soldi per evitare che vadano in circolo bottiglie false con il loro marchio: Chateau Petrus adotta il sistema di cambiare leggermente la propria etichetta ogni anno, Chateau d’Yquem adotta un marchio olografico fin dal 1988, e le nuove etichette delle DOCG italiane hanno un tag leggibile con UltraVioletti, come il sistema per il riconoscimento delle banconote false. 

Tutto questo ha dei costi che cominciano ad essere onerosi, specialmente per le piccole cantine, ma secondo Downey un metodo per evitare qualunque contraffazione risiede nell’adozione di un sistema basato sulla Blockchain.

Vedremo presto qualcosa di nuovo? 

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